Chi è dunque l’uomo?
Conversazione di Raniero La Valle Con:

Isabella Adinolfi, Anna Venchierutti, Gianni Manziega, Paolo Bettiolo, Mariolina Toniolo, Alessandro Striulli, Mario Cantilena, Piero Martinengo, Marina Bodrato

Con una nota finale di Giovanni Benzoni, a cui rinviano gli asterischi ( * ) che si trovano nel testo, quale invito a riflettere a partire da alcuni testi cui si fa riferimento nel corso della conversazione

Incontro tenutosi nell’isola di S. Erasmo (Venezia) il 16 giugno 2001

SERVITIUM Editrice 2004 (in collaborazione con la rivista ESODO)

Raniero La Valle

La Valle Chi è dunque l’uomo

NOTA LUNGA E BIGIA

di Giovanni Benzoni

Quest’unica nota sostituisce sia le note a pie’ di pagina, sia le indicazioni bibliografiche e biografiche; nota lunga pour cause e bigia, perché è stata pensata per rispondere a dubbi e interrogativi di quella zona di crescente grigiore, dove non sai mai se certi riferimenti sono comuni, se fanno parte di uno stesso dialetto, opure no. E poiché sono persuaso che anche oggi sia utile favorire la lettura come esercizio critico, necessario a sé e agli altri, cerco di non dare nulla per scontato, di praticare questa strada pedante del fornire qualche riferimento per una ricerca immediata a chi scopra di averne bisogno. Certo, lo scopo non viene raggiunto se, invece di favorire l’interesse e facilitare la ricerca del materiale, serve a creare l’illusoria convinzione che, letta questa nota, si è “a posto”, tanto più che è scoperta almeno quanto un “bignami”. Parrà strano, ma sono quasi certo che non  sono poi molti a essere sicuri che la domanda <<Chi è dunque l’uomo?>> si trovi in uno dei 150 Salmi di uno dei libri dell’Antico Testamento; e così anche del Qohèlet che, insieme ai Salmi, è annoverato tra i libri sapienziali della Bibbia. Forse è solo un mio dubbio, derivato da una pluridecennale esperienza scolastica nl biennio, più fondato, credo, quest’altro. A chi di voi non è capitato di chiedersi: ” Ma perchè mai Vasti?”. Inutile darsi da fare come si trattasse di un acronimo, è il nome di una regina persiana, moglie di Assuero… , ma, per capiere il senso fortemente evocativo e programmatico che si è voluto dare nell’intitolare a questa donna dell’evo antico una scuola di critica delle antropologie, bisogna leggerne la storia nel libro di Ester.

Anche il lettore distratto o infastidito da questa mia pedanteria avrà capito che questa nota segue passo passo il testo della conversazione e degli interventi, in modo che il rinvio, il richiamo – dato per scontato – possa eventualmente essere facilmente rintracciato e, se del caso, verificato e approfondito; anzi, per maggiore chiarezza, le parole che qui sono in grassetto corrispondono a quelle con asterisco nel testo, secondo l’ordine di comparsa, e così ne ho sistemate due e mezzo.

E sino a questo punto sono indicazioni doverose per giustificare l’insolita lunghezza della nota rispetto al testo cui si riferisce; e tuttavia non ho ancora reso esplicita quella più importante, almeno dal mio punto di vista perchè la nota non è né uniforme, né costruita sempre con i medesimi criteri, anche se quello da “piccolo dizionario enciclopedico in pillole” è comunque seguito. La varietà di approfondimenti e di indicazioni è il risultato di una scelta: pur volendo realizzare uno strumento “di servizio”, ho deciso di usare appieno il mio dialetto, cioè di dare suggerimenti sulla base di quanto ho capito e/o di cui ho colto riferimenti anche territoriali, intesi come ambiti in cui una sensibilità prende forma e sostanza, perché la continuazine di una conversazione avviene solo se mette in circolo almeno qualche riferimento in più, nella speranza che sia germe di una rinnovata attenzione.

La scuola prende il nome da Vasti, il nome di una regina persiana di cui nella Bibbia, nel libro di Ester si fa memoria davvero significativa (cf. Est 1). La scuola è così presentata da Raniero La Valle, che ne è l’ideatore, il direttore e, con un’altra trentina di persone, il fondatore:

É una scuola di ricerca e di critica delle antropologie, l’idea che qualcosa non ha funzionato nella percezione di “che cos’è umano” dal Colosseo ad Auschwitz, a Gronqny; e qualcosa non funziona tuttora se sui diritti umani si fondano gli imperi, se non si riconosce il bambino già come uomo, se gli adulti sono dimessi come esuberi e i diritti delle donno sono – come gli altri diritti fondamentali – ridotti a variabili dipendenti del mercato, se la clonazione è pronta e si prepara la gestazione extracorporea cosicché si potrà nascere con la testa più grande, e anche le guerre sono dette umanitarie. L’intento di Vasti è perciò spostare il fuoco dell’attenzione dalle istituzioni, dalle politiche e dalle culture che nn sono in pari con l’eguaglianza, la dignità, e i diritti delle persone e dei popoli, alle antropologie esplicite o implicite che le fondano e le ispirano e di cercare altre proposte.

Questo testo compare, ad esempio, nel dépliant del maggio 2000, ed è pure riportato nel numero 126/127 (novembre 1999 – febbraio 2000) di Servitium: Che cosa resta. Questioni e eventi del Novecento. Il primo seminario di Vasti si è tenuto a Roma il 12 dicembre 1999, presso la Casa dei diritti sociali, ed è stato introdotto da una lezione di Raniero La Valle avente per titolo: In principio era la guerra, cui è seguita la lezione di Dalmazio Mongillo o.p.: In principio era la parola.

Di Salmo e di Qohèlet: quanto basta più su.

Peccato, peccato originale e natura: tre termini centrali nella riflessione cristiana e, in genere, in ogni riflessione (in particolare per il termine natura). Mi permetto solo dei rinvii ad alcuni quaderni delle due riviste che promuovono questi incontri di Sant’Erasmo: di Servitium: Il senso del peccato (n. 51, maggio-giugno 1987) e L’ordine cristiano (n. 99-100, maggio-agosto 1995); di Esodo: Quest’atomo opaco… l’esperienza del male (n. 2, aprile-giugno 2000); Il serpente e l’Agnello. Il male: miti, saghe, leggende (n.4, ottobre-dicembre 2000) e L’ombra di Dio. Stare dentro, oltre il male (n. 1 gennaio-marzo 2001).

Agostino: nel calendario liturgico, nel giorno della sua memoria (28 agosto) si legge: “Vescovo e dottore della Chiesa”. E tuttavia la scelta dei testi nella Liturgia delle ore secondo il rito romano è introdotta da questo breve schizzo biografico:

Nacque a Tagaste, in Africa, nel 354. Trascorse un’adolescenza inquieta sia intellettualmente che moralmente, finché, convertito alla fede, nel 387 fu battezzato a Milano dal vescovo Ambrogio. Ritornato in patria, condusse vita ascetica. Eletto poi vescovo di Ippona, diviene esempio del suo gregge. Per 34 anni lo formò con i suoi numerosi discorsi e scritti, con i quali combattè fortemente contro gi errori del suo tempo e illustrò sapientemente la fede. Morì nell’anno 430.

Non mi resta che consigliare vivamente la lettura di tre testi davvero capitali: Le confessioni (scritte tra il 397 e il 401); La città di Dio (413-426) e il De trinitate (399-419). Si tratta di grandi opere, pure per mole, da leggere nell’ordine indicato.

Il calendario liturgico fa memoria di Tommaso il 28 gennaio, festeggiato come: “Sacerdote e dottore della Chiesa”. Di lui si legge:

Nacque verso la fine del 1225 dalla famiglia dei Conti di Aquino. Attese agli studi prima nel monastero di Monte Cassino e poi a Napoli.

Entrato nell’ordine dei Padri Predicatori [i Domenicani], completò gli studi a Parigi e Colonia, sotto la guida di sant’Alberto Magno.

Scrisse molte opere di grande erudizione e impegno, meritandosi fama grandissima di filosofo e di teologo. Morì nel monastero cistercense di Fossanova (Latina) il 7 marzo 1274. La sua memoria si celebra il 28 gennaio, giorno in cui il suo corpo fu trasportato a Tolosa nel 1369.

Utilizzando, nel confronto, il pensiero di Aristotele, realizza u pensiero originale e vigoroso, da cui deriva il filone più accreditato del pensiero cattolico, il tomismo, di cui la scolastica è uno dei terreni vasti di riferimento. La ripresa della riflessione tomista è stata auspicata da Leone XIII con l’enciclica Aeterni Patris del 1879 e ha improntato gran parte delle teologia e della filosofia cattolica della prima metà del secolo scorso. In proposito si veda tutta l’opera (presso l’editrice Morcelliana per la cura di Piero Viotto) di Jacques Maritain, che ne è considerato l’interprete contemporaneo più significativo e coerente. Le opere principali di Tommaso sono: Summa contra Gentiles (1269-1273 e Summa Theologica, rimasta incompiuta.

Infine, per cogliere uno dei temi al centro di questa conversazione, per i suoi riferimenti a Napoleoni e Rodano, è assai stimolante la lettura di un saggio ampio e articolato di Vittorio Tranquilli, saggio maturato nella stagione della Rivista trimestrale: Il concetto di lavoro da Aristotele a Calvino, Ricciardi, Napoli-Milano 1979. Sempre in riferimento agli argomenti toccati nella conversazione di La Valle, ricordo quanto si può leggere in un articolo di Loris Campetti, Tante le vie dell’internazionalismo. Invenzioni di pace, in La rivista de il manifesto, n. 3 (2000):

Vittorio Tranquilli è un pensionato ultrasettantenne che da dieci anni opera con una associazione di volontariato nei paesi della ex-Jugoslavia, soprattutto quelli considerati nemici dall’Occidente: la Serbia, ma anche la repubblica serba di Bosnia. Non aiuta gli stati o i governi o i partiti ma i popoli, i soggetti più deboli, quelli che pagano le maggiori conseguenze dell guerre. Un giorno, mentre le bombe umanitarie della NATO facevano tabula rasa dall’altra parte dell’Adriatico, Vittorio si presentò a il manifesto e ci chiese di aiutarlo: “Visto che seguite con passione il disastro provocato a Kragujevac dal bombardamento della Zastava, perchè non lanciamo una campagna di adozioni a distanza dei figli degli operai rimasti senza lavoro e stipendio?”. Raccogliemmo l’invito, lanciando dalle pagine del giornale la sua proposta: nell’arco di qualche mese, oltre quattrocento famiglie italiane hanno adottato altrettanti bambini e bambine direttamente attraverso l’organizzazione ABC di Vittorio, altre centinaia autonomamente attraverso strutture sindacali del nord Italia e i sindacati di base.

Pelagianesimo, da Pelagio, monaco originario probabilmente della Britannia, vissuto tra il IV e V secolo: con il prete romano Celestio e il vescovo Eclano propose una riflessione teologica che sostanzialmente affermava la possibilità di salvezza dell’uomo in base alle proprie forze, senza quindi la necessità dell’evento salvifico di Gesù Cristo. Tendenza fortemente avversata da Agostino, fu definitivamente condannata dal Concilio di Cartagine del 418, in cui venne ribadito il principio dell’assoluta necessità della grazia per l’uomo in ordine alla sua salvezza. Chi vi si è contrapposto spesso è stato tacciato di tesi predestinazionisiche: termine orrido in riferimento alle teologie della predestinazione, che verrà ripreso appresso.

Eccoci a Hugo Gronzio (1583-1645), filosofo giurista olandese, la cui più importante opera, scritta a Parigi dove si era rifugiato, il De iure pacis ac belli (1625), è all’origine del giusnaturalismo. Gronzio è altresì considerato il fondatore del diritto pubblico moderno.

Samuel von Pufendorf, tedesco (1632-1694), è filosofo del diritto e storico. Continuatore dell’opera di Gronzio e di Hobbes, nel 1672 ha pubblicato la sua opera fondamentale, il De jure naturae et gentium.

Ci sono tre parole di cui è utile dare qualche traccia anche bibligrafica: secolarismo, ateismo e modernità; per le prime due un’ottima messa a fuoco nelle voce del Nuovo dizionario di teologia a cura di Giuseppe Barbaglio e Severino Dianich, edizioni Paoline, Milano 1983. La voce “secolarizzazione”, che del secolarismo è la prospettiva consapevole e non necessariamente oppositiva alla dimensione di fede, è di Andrea Milano (pp. 1438-1466), mentre “ateismo” è di Germano Pattaro ed è costituita di due testi: uno all pp. 29-51 e l’altro alle pp. 1957-1967 del Suppemento. Tutte e due le voci sono completate da un’ampia bibliografia. “Modernità”, che è una voce ancor più polisemica delle precedenti, sta a indicare sostanzialmente il processo storico-politico-culturale e religioso culminato nel secolo scorso (il cosiddetto “secolo breve”). Ora invece viviamo in epoca postmoderna o almeno questa è la vulgata prevalente che ritroviamo a cascata, in tutte le discipline e nei più diversi ambiti. Qui mi limito a indicare un possibile approccio che utilizza ottime riflessioni specifiche in tre testi, editi tutti da Il Mulino di Bologna: Paul Fussel, La grande guerra e la memoria moderna, 1984; Marshall Berman, L’esperienza della modernità e olocausto, 1992. Naturalmente il simbolo clou della modernità è dato dall’incontenibile potenza dell “bomba” (atomica). Il 6 agosto 1945 solo a distanza di molto tempo è diventato, per un numero rilevante di esseri umani, la data epocale, simile a quelle in uso per delimitare un evo da un altro. A tale proposito si può utilmente leggere quanto scrive Manlio Dinucci ne Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015, con prefazione di Giulietto Chiesa (Fazi Editore, Roma 2003). Altro testo, pubblicato per volontà di Ernesto Balducci nel 1991, è Heinrich jainecke, L’apocalissi atomica da Hiroshima a Chernobyl ( Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1991).

Nella scuola di Vasti il 7 maggio 2000 si è tenuto il quinto seminario con l’introduzione di Mario Tronti:”La politica come principio del moderno”. Naturalmente “il tema” pervade le nostre due riviste. Di Servitium segnalo i seguenti quaderni: La fede alla prova della modernità (n. 49, gennaio-febbraio 1987); Sperare/disperare nel tempo del nichilismo (n.75/76, maggio-agosto 1991); di Esodo: Fine del cristianesimo (n.4 ottobre-dicembre 2002).

da Pufendorf si salta a un altro pensatore tedesco, il contemporaneo Johann Baptist Metz (1928-), cattolico, padre della teologia politica; di lui ricordiamo: La fede nella storia e nella società del 1977. Su di lui si vedano sia Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo ( Queriniana, Brescia 1992), cui rinviamo anche per tutti gli altri teologi citati nella conversazione di La Valle. Ricordo in questo contesto anche l’opera di Germano Pattaro: La svolta antropologica. Un momento forte della antropologia contemporanea, a cura di Maria Creistina Bartolomei e Alberto Gallas (EDB, Bologna 1991). Il testo di Metz, cui fa riferimento La Valle, si trova nel quindicinale Il Regno, n.22(15 dicembre 2000), pp.769ss. con il titolo: “Memoria passionis” nel pluralismo delle religioni e delle culture.

e poiché Metz evoca Neitzsche e la sua ombra lunga, ecco che di lui, il quale nel corso di questo “quaderno” viene più volte richiamato, devo dire: Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900), filosofo tedesco. Le opere cui si fa riferimento nel corso della conversazione soo tutte pubblicate da Adelphi, e in particolare le opere della maturità: Aurora (1881), La gaia scienza (1882), Così parlò Zarathustra (1883-1885). Si tratta di un pensatore variamente interpretato e presentato; echi della varietà di letture si trovano con tutta evidenza anche in questo “quaderno”.

Thoma Hobbes (1588-1679), filosofo inglese, nel 1640 scrive gli Elementi di legge naturale e politica, che ha una circolazione manoscritta ed è il primo abbozzo sistematico dell’opera fondamentale che aveva in progetto, gli Elementa philosophiae, articolato in tre parti: De corpore (1655), De nomine (1658), De cive (1642), pubblicato da Hobbes in esilio a Parigi, dove si trovava dal 1640. Il Leviatano, scritto in inglese, venne pubblicato nel 1651, al suo ritorno in Inghilterra all’epoca di Cromwel. È propugnatore del modelllo meccanicistico, derivato dalla rivendicazione nominalistica dell’autonomia del discorso dall’essere per cui

anche l’etica e la politica, d’altronde, cioè le scienze del giusto e dell’ingiusto, dell’equo e dell’iniquo, si possono dimostrare a priori, in quanto i principi, grazie ai quali si conosce cosa sia il giusto e l’equo e per contro l’ingiusto e l’iniquo cioè le cause della giustizia e precisamente le leggi e i patti, li abbiamo fatti noi (De homine X , 3).

Carl Schmitt (1888-1985), filosofo tedesco del diritto e dello Stato, allivo di Max Wber, presidente dell’associazione nazionale dei giuristi nazionalsocialisti durante il regime hitleriano, arrestato nel 1945. Il testo citato è pubblicato da Adelphi, come peraltro gran parte delle opere tradotte in italiano, a partire da Ex captivitate salutis. Esperienze degli anni 1945.47, con un saggio di Francesco Mercadante (Milano 1987), a Il Nómos della Terra nel diritto internazionale dello “jus publicum europeaum”, traduzione e postfazione di Emanuele Castrucci, cura editoriale di Franco Volpi (Milano 1991). Si veda pure, presso l’editore Giuffré, Terra e mare (Milano 1986). Per cogliere la scoperta di questo autore, interdetto per le sue compromissioni con il nazismo – con conseguente innamoramento di parte del pensiero politico italiano di sinistra – si vedano gli atti di un convegno dell’Istituto Gramsci Veneto: AA. VV., a cura di Giuseppe Duso, La politica oltre lo stato: Carl Schmitt (Arsenale cooperativa editrice, Venezia 1981). Sul problema del nómos, da ultimo, c’è l’attenzione di Vasti con le lezioni di Luciano Guerzoni e Luigi Ferrajoli (cf. il sito di Vasti: www.educopolis.it).

Diritto e diritto moderno. Mi piace rinviare, proprio da non cultore della materia, ai due volumetti dell’Enciclopedia Feltrinelli-Ficher a cura di Giuliano Griffò (Feltrinelli, Milano 1971), oppure a la Garzantina, ripubblicata quest’anno con Il Giornale, il quotidiano di proprietà dei signori Berlusconi. Indispensabile, e comunque utilissima per seguire il ragionamento proposto da La Valle, è la consultazione di due siti che, sulle questioni del diritto in rapporto al mondo, presentano il materiale giuridicamente più significativo e impegnato, perchè libero dalla logica statual-imperiale. Il materiale, prodotto principalmente dall’attività del Tribunale permanente  dei popoli, è segnalato in due siti: quello ufficiale dalla Fondazione internazionale Lelio Basso di Roma – www.internazionaleleliobasso.it – e quello frutto di un esemplare lavoro di militanza tenace del Centro documentazione polesano (via Presciane 13, 45020 S. Bellino (RO), tel./fax 0425 707180).Si veda pure www.ecn.org/asicuba/libri/nce.htm. Documento che serve per orientare le riflessioni personali e collettive e che è alla base della trasformazione del Tribunale Russel in Tribunale permanente dei popoli è la Carta di Algeri, la dichiarazione universale dei diritti dei popoli, Algeri, 4 luglio 1976, a cura di Francois Rigaux (Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1988).

Il bene comune a un altro termine molto usato — del resto, trattandosi di bene comune, poteva essere altrimenti? – e, tuttavia, sarà bene non perdere alcune suggestioni che affondano nella riflessione aristotelica e nella successiva rielaborazione tomista, tant’e che poi è parola passe-par-tout della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Solo alcune indicazioni: per una riflessione critica, originale e partecipata sulla dottrina sociale si veda: Edoardo Benvenuto, Il lieto annunzio ai poveri. Riflessioni storiche sulla dottrina sociale della Chiesa (EDB, Bologna 1997). Per avere una semplice idea degli sviluppi del termine, riporto un’affermazione di Giuseppe Toniolo, che definisce la democrazia come

quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori.

La citazione l’ho tratta non direttamente dagli scritti del Toniolo, di cui esiste da decenni l’Opera omnia, ma da un saggio, “Il concetto di democrazia cristiana nel Toniolo”, di Paolo Emilio Taviani uno degli autori del Codice sociale di Camaldoli (1943) – contenuto nel suo volume Princìpi cristiani e metodo democratico (Le Monnier, Firenze 1965) alle pagine 85-114. Una marcia in più in questa riflessione, che rischia di essere succube dell’ovvia opacità del presente, e fornita da una preziosa riflessione di J. Maritain, Persona e bene comune, scritta nel 1947, quand’era ambasciatore francese presso la Santa Sede. Infine Francesco Botturri, sulla rivista dell’Universita Cattolica del Sacro Cuore di Milano Vita e pensiero (n. 2, febbraio 1996), pubblica Per una teoria liberale del bene comune, che rivela quella insopprimibile voglia di essere al passo con i tempi, ancorche non particolarmente felici, che pare essere uno degli sport preferiti dagli intellettuali. Guerra contro la Jugoslavia: il riferimento di La Valle è alla guerra del Kosovo contro la Serbia, decisa in sede NATO – considerata decisione legittima — e alla quale ha partecipato anche l’Italia per volonta del governo D’Alema, con l'”Opera-zione Arcobaleno”. Le basi NATO in Italia sono state un prezioso strumento logistico per disseminare il territorio nemico, ma pure l’Adriatico, di badilate di bombe a grappolo, a uranio impoverito. Il bombardamento della televisione serba come pure la distruzione dell’ambasciata cinese a Belgrado sono stati gli obiettivi più scientemente perseguiti dalle bombe intelligenti. Sono fatti avvenuti in nome di una guerra umanitaria per bloccare la pulizia etnica della popolazione non serba (la stragrande maggioranza) residente nel Kosovo. Mi riferisco al 1998-2000. Per una ricostruzione attenta all’imperativo non bellico e se possibile di pace e utilissimo leggere Kosovo… da dentro il conflitto. 1998-2000 due anni di cammino dell’associazione “Beati i costruttori di pace”, Padova 2000.

Convenzione dell’Aja del 1909, Convenzione di Ginevra del 1949 e Protocolli aggiuntivi del 1977, Carta dell’ONU del 1945: tutti questi testi sono reperibili, facendo ricorso a un buon motore di ricerca. È utile iniziare dal sito ufficiale dell’ONU, a partire da quello italiano www.onuitalia.it. Un manuale di diritto internazionale, come ad esempio il “Conforti” (B.Conforti, Diritto internazionale, Editoriale Scientifica, Napoli 2002), consente di individuare, con un minimo di inquadratura critica, quanto si cerca. Da utilizzare pure il Codice di diritto internazionale, a cura di R. Luzzatto e F. Pocar (Giappichelli editore, Torino 2002). Per un approccio più “militante”, perchè dominato dalla prospettiva del diritto alla pace, è utile leggere Diritto internazionale via di pace. Riflessioni sullo “Jus novum universale” di Antonio Papisca (n. 15 de I quaderni di Mosaico di pace, dicembre 2003). Comunque è sempre consigliabile il diretto controllo delle fonti: talora sono occasioni per nuovi e meno disumani sguardi. Molte indicazioni utili anche in un sito coordinato da Nicola Canestrini: www.studiperlapace.it. Molte cose che sono accadute e stanno accadendo sono state colte con lungimiranza nel testo di U. Allegretti, M. Dinucci e D. Gallo, La strategia dell’impero (Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1992).

Vittime. La percezione che la guerra “cambia” se si guarda con gli occhi della vittima nasce dal dato incontestabile che gli attori della guerra (a partire dalla Prima guerra mondiale) non sono più i principali candidati alla morte; ormai sono i civili e non i militari ( distinzione anche questa per molti versi saltata) a fornire il maggior numero di cadaveri sia in termini assoluti che relativi. Questo dato di fatto ha ingenerato na consapevolezza di non poco conto. Massimo Toschi, con L’angelo della pace. Il Vangelo nel tempo della guerra, Quaderni di Missione Oggi, n.5 ( Brescia 2002), apre piste di riflessione all’altezza dei tempi. Per cercare di spiegarmi meglio, prendo spunto da un’affermazione di Massimo Cacciari, che, nella sua ovvietà, nega in radice la novità qui segnalata. Nel presagire l’effetto boomerang nel pubblico americano del film, vincitore di Cannes 2004, Fahrenheit 9/11 di M. Moore, su La Repubblica del 25 agosto 2004 scrive, ribadendo la mancanza di forza persuasiva del film:

Ci si sofferma anche troppo sulla storia della madre che ha perduto il figlio in Iraq. Ma questo è l’orrore di tutte le guerre. Nessuna immagine di sofferenza potrà di  per sé “contrattaccare” allo spietato e cinico unilateralismo della propaganda neoconservatrice: c’è stato 9/11; siamo in guerra, per sconfiggere il nuovo Nemico ogni mezzo è lecito.

Non so se lo slogan “informare sugli orrori delle guerre è una parte del cammino verso la pace”, che accompagna il sito www.warnews.it, si a eccessivamente ottimista, ma quel che è certo è che lo sguardo della vittima insegna, obbliga a prendere la propia personale distanza dalla guerra, e questa distanza non viene in alcun modo comata dalla propaganda del Nemico da sconfiggere.Segnalo questo perchè mi pare sia un elemento di novità della coscienza degli esseri umani di questo nostro tempo.

Eraclito di Efeso (550ca.-480ca. a. C.), tradizionalmente considerato filosofo del divenire, contrapposto perciò a Parmenide, filosofo dell’essere. I frammenti a lui attribuiti sono sottoposti alle più svariate interpretazioni: Hegel lo considera l’iniziatore della dialettica oggettiva; Nietzsche vede in lui l’espressione dell’innocenza dionisiaca del mondo al di là del bene e del male, prima della degenerazione moraliistico-socratico-platonica. Emanuele Severino, il quale auspica il ritorno a una ontologia di tipo parmenideo che smascheri l’illusione fondamentale del divenire e renda possibile una diversa e non più alienata modalità dell’agire umano, nel volumetto La guerra (Rizzoi, Milano 1992) vede null’altro che  <>, <> (p. 137). Il risvolto di copertina coglie bene l’ispirazione dell’autore e, dopo aver citato Eraclito, <>, conclude:

Un libro drammatico che va ben oltre la contingenza del presente e che ci conduce nel sottosuolo del senso attuale della guerra; un libro che cerca di giungere al cuore di quello che è il segreto della guerra e della sua essenza più remota; un libro che dimostra perché la guerra è ancora possibile.

NATO, alleanza atlantica militare costituita il 24 luglio del 1949 e profondamente mutata negli scopi, nei compiti e nel numero degli Stati membri, attualmente 26 (per tutto ciò è da consultare il sito ufficiale: www.nato.it). Sull’adesione dell’Italia alla NATO è sempre interessante leggere Antonio Liberti e Luigi Cortesi: 1949: il trauma della nato. Il dibattito parlamentare sull’adesione dell’Italia al Patto Atralntico, pubblicato nel 1987 dalle Edizioni Cultura della Pace di Fiesole. Nelle stesse edizioni, frutto dell’indefessa opera di Ernesto Balducci, si veda: Rodolfo Ragionieri, Sicurezza comune. Una nuova strategia di pace oltre la deterrenza, del 1989. La NATO, dopo la caduta del muro di Berlino, ha mutato pelle: la guerra del kossovo contro la Serbia è stata il segnale più corposo di questo nuovo corso. Ne I quaderni di Limes. Rivista italiana di geopolitica del 7 aprile 1999 ci si interroga: <<Sopravviverà la NATO ne XXI secolo?>> (pp. 97-134). Per uno sguardo sintetico all ‘intero periodo dopo la caduta del muro di Berlino rinvio alla comunicazione tenuta da Raniero La Valle al Tribunale permanente dei popoli, sessione sul diritto internazionale e le “nuove guerre”, Roma, Campidoglio 14-16 dicembre 2002, dal titolo: “Gli anni Novanta e la restaurazione di fine secolo”.

Su Esodo e su Servitium ecco le conseguenze della caduta del muro di Berlino, l’indimenticabile ’89, per ripetere uno slogan molto in voga allora: Il naufragio, l’isola e la zattera ovvero Dopo il crollo del vecchio ordine (n.4, ottobre-dicembre 1995) e i tre quaderni della seconda rivista: La pace sfida la democrazia (n. 80, marzo-aprile 1992), E pace in terra… (n. 81, maggio-giugno 1992), Coscienza e incoscienza dei diritti umani (n. 82, luglio-agosto 1992); sono tutti titoli che rivelano come le speranze dell’89 fossero state distrutte dalla prima guerra del Golfo.

Dietrich Bonhoiffer (1906-1945), allievo di Harnack (sempre di grande interesse il testo che Adolf von Harnack pubblica nel 1900: L’essenza del cristianesimo, pubblicato poi in italiano da Laterza, Bari), pastore e teologo evangelico, protagonista con K. Barth della Chiesa confessante, l’unica su posizioni antinaziste. Arrestato nel 1943 e impiccato il 9 aprile 1945; ispiratore della teologia della secolarizzazione. Su di lui è da utilizzare a piene mani: Alberto Gallas, Anthropos teleios. L’itinerario di Dietrich Bonhoeffer nel conflitto tra cristianesimo e modernità (Queriniana, Brescia 1995). Gallas (morto nel 2003) ha pure curato la pubblicazione dell’Opera omnia per i tipi della Queriniana editrica, sulla base dei Dietrich Bonhoeffers Werke, con revisione e integrazione dell’apparato critico originale. L’editore Città Aperta mi segnala in questo contesto una sua recente pubblicazione: Georges Hourdin, Dietrich Bonhoeffer. Vittima e vincitore di Hitler. Bel 1934 Bonhoeffer fu promotore della proposta di un concilio ecumenico sulla pace. Su tale proposta, rilanciata in più occasioni da rappresentanti di diverse confessioni cristiane, si veda, da ultimo, Enrico Peyretti, Un Concilio  ecumenico per la pace, in il foglio, n. 303 (giugno-luglio 2003).

Politica oggi: su questo tema mi sembra doveroso segnalare i suggerimenti e le riflessioni che vengono da Servitium: Grandezza e miseria della politica (n. 24, novembre-dicembre 1977); Resistenza al male (n. 102, novembre-dicembre 1995); e da Esodo: Verso un nuovo rapporto tra etica e politica? (n. 4, ottobre-dicembre 1984); Oltre questa cristianità (n. 3, luglio-settembre 1987); Nuovi cattolici, vecchia politica? (n. 3-4, agosto-dicembre 1988); La politica senza volto (n. 1, gennaio-marzo 1992); Sebben che siamo lupi (n. 2, aprile-giugno 1993); Dell’impolitico, ovvero: i limiti della politica(n. 1, gennaio-marzo 1997).

Mi siano consentiti alcuni richiami di testi che servono a rendere mosso il quadro sulla politica oggi: i due saggi di Marco Revelli: Oltre il Novecento. La politica, le ideologie e le insidie del lavoro (Einaudi, Torino 2001); e, infine, come dimostrazione che si possono scrivere documenti programmatici con un certo respiro, Persona e comunità La proposta della Rosa Bianca per una nuova politica (Città Aperta Edizioni, Troina 2003).

Claudio Napoleoni (1924-1988) ha sviluppato una riflessione di storia dell’economia e di individuazione delle leggi dell’economia attraversando diversi riferimenti, da quello iniziale smittiano a quello conclusivo heideggeriano. Ha fondato e diretto con Franco Rodano la Rivista trimestrale sino al dissenso maturato con Rodano, alla fine degli anni Sessanta, sulla necessità di fuoriuscire dal marxismo. Napoleoni ne scrisse su Rinascita: Quale funzione ha avuto la “Rivista trimestrale” (n. 39, 6 ottobre 1972). Per la conversazione di La Valle è indispensabile leggere la raccolta, da lui stesso curata e introdotta, con un lungo saggio introduttivo:Claudio Napoleoni, Cercate ancora. Lettera sulla laicità e ultimi scritti (Editori Riuniti, Roma 1990). Nel volume è pure contenuto lo scritto incompiuto Saggio su Rodano. Per riprcorrere il cammino teorico di questo grande economista, da Boringhieri è pubblicata una raccolta organica e ordinata dei suoi  principali scritti intitolata Dalla scienza all’utopia (Torino 1992). Infine non si può non ricordare l’opera di divulgazione, da Il pensiero economico del ‘900 (Torino 1963, ristampata innumerevoli volte nella PBE), ai manuali per i corsi di economia nelle scuole superiori (La Nuova Italia), alla direzione della collana di “Economia politica” per Loescher editore in Torino.

Bozze, rivista trimestrale fondata e diretta da Raniero La Valle nel 1978, continuazione di Lettere settanta, ha affrontato i temi della pace e della presenza politica; ha organizzato importanti convegni, compreso quello ultimo di Cortona, cui fa riferimento Raniero nella sua relazione, nel 1986. La pubblicazione della rivista si conclude nel sedicesimo anno di vita, nel 1994, con un numero dedicato al lancio dell’associazione Pace e diritti. Infine si veda Prima che l’amore finisca (Ponte alle Grazie, Milano 2003, pp. 157-174).

De profundis: in italiano questa locuzione latina è usata come sostantivo maschile. Si tratta delle parole iniziali del Salmo 129, salmo di carattere penitenziale usato frequentemente nelle liturgie in suffragio dei defunti.

Karl Marx (1818-1883), filosofo, economista e uomo politico tedesco. Sin dai primi scritti esprime un’adesione al radicalismo democratico e una visione critica dell’idealismo hegeliano, in continuità con Feuerbach. Dopo il 1848 visse a Londra dove scrisse Il Capitale, di cui solo il primo libro vide la luce mentre l’autore era vivo, gli altri cinque volumi furono pubblicati da Engels con il quale Marx nel 1848 aveva scritto il Manifesto del partito comunista. Nella conversazione di La Valle ci sono molti termini riferiti alla tradizione marxista e marxiana, da quello di fine della socità capitalista a quello di teoria della rivoluzione, dalla individuazione dei soggetti al concetto di alienazione. Mi permetto di indicare un testo rigoroso quanto semplice, frutto di un’intensa attività didattica, soprattutto negli ambiti dell’esperienza de il manifesto, inteso come rivista prima e quotidiano poi: Bruno Morandi, Introduzione al marxismo (Musolino editore, Roma 1976) e Introduzione a Marx (Datanews, Roma 1999). Di Claudio Napoleoni non si può non ricordare Lezioni sul capitolo sesto inedito di Marx (Boringhieri, Torino 1971).

Crollo dei regimi dell’Est: è il processo simbolicamente rappresentato dall’abbattimento del muro di Berlino nel 1989 e che si può considerare concluso con un altro evento drammatico, preannunciato dal tentativo di golpe contro Gorbaciov nell’agosto del 1991: la successiva disintegrazione dell’urss. Per queste vicende si veda la sintesi proposta da Marcello Floris nel suo Il secolo-mondo. Storia del Novecento (Il Mulino, Bologna 2002). Due osservazioni: il crollo dei regimi del patto di Varsavia è avvenuto sostanzialmente senza spargimento di sangue, e già questo apriva prospettive di un ordine mondiale pacificato, del tutto smentito dai fatti; l’espressione che nell’ambito della riflessione di sinistra ha marcato la definitiva presa di distanza da quanto di speranza aveva rappresentato il socialismo è stata l’aver denominato i paesi dell’Est come paesi del “socialismo reale”.

Economia politica: disciplina relativamente recente, i cui fondatori sono considerati lo scozzese Adam Smith (1723-1790), padre indiscusso del libero mercato (pubblica nel 1776-1790), padre indiscusso del libero mercato (pubblica nel 1776 Le ricerche sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni, che può essere considerato il primo trattato organico di econmia politica) e David Ricardo (1772-1823), economista inglese. Questi, dopo il ritiro dagli affari, stimolato dai problemi economici del tempo (povertà, inflazione, effetti del protezionismo sulla crescita economica), scrisse nel 1817 Principi dell’economia politica e delle imposte.

Adriano Ossicini (1920-), psicologo e politico, è stato uno degli esponenti di spicco della sinistra cristiana e vanta una lunga militanza parlamentare. Per i rapporti con Rodano si veda: Francesco Malgeri, La sinistra  cristiana (1937-1945), Morcelliana, Brescia 1982. Di lui si veda il testo pubblicato dalle edizioni Stadium di Roma: il cristiano e la politica. Documenti e testi di una lunga stagione (1937-1985), a cura di Carlo Felice Casula, 1989, legato pour cause sia a Rodano che a Napoleoni.

Augusto Del Noce (1910-1989), discepolo di Giovanni Gentile si avvicina alla sinistra cristiana, da cui si distacca anche per rivendicare i valori della tradizione, in particolare cattolica. Ha scrittom, tra gli altri, Il problema dell’ateismo (Edizioni Stadium, Roma 1964). Ecco un errore della memoria di cui mi sono accorto rileggendo una rubrica (“Da rileggere”) che Piero Pratesi ha tenuto sul settimanale Avvenimenti dal numero zero del 1988 a tutto il 1993: in 30 righe un testo ritornato attuale. Ebbene, in ovvasione della morte di Del Noce, Pratesi ricorda il senso del libro segnalato, citando correttamente l’editore Il Mulino. Nello stesso anno, per le Edizioni Studium, da me erroneamente indicate, uscì un altro libro sullo stesso argomento: Introduzione all’ateismo moderno di Cornelio Fabro. Fabro e Del Noce, peraltro, sono stati due pensatori molto simili nella propensione a usare l’intelligenza per condannare ogni forma fuori dal loro orizzonte vitale. Legato da rapporti di amicizia e stima intellettuale con Rodano, ne ha scitto un’analisi critica del pensiero, quando Rodano era considerato ispiratore privilegiato di Enrico Berlinguer: Il cattolico comunista (Rusconi, Milano 1981).

George W. Bush (1946-), attuale presidente degli Stati Uniti d’America, espressione degli interessi dei petrolieri e del complesso militar-industriale, sostenuto dai neoconservatori americani in nome della lotta al terrorismo e dell’esportazione della versione americana della libertà e della democrazia, ha attaccato l’Iraq: riesce a esprimere sdegno e orrore per il piano di tortura dei prigionieri dettato dalla sua amministrazione. In questa sua determinazione, colorata da sinistre certezze messianiche, non è esente il suo riscatto da un passato di alcolista, attraverso l’adesione a una setta cristiana. Della visione apocalittica dei new con (neo conservatori) e delle scelte perseguite dopo l’11 settembre si è occupata Vasti, in particolare con le lezioni di Alessandro Portelli, L’11 settembre e l’immaginazione americana, nel seminario del 3 febbraio 2002, e con La strategia della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America di Raniero La Valle nel seminario del 19 gennaio 2003. infine si vedano : Marcello Del Pero, USA. Il nuovo modello unilaterale e il decisionismo dell’11 settembre, in Annuario della pace. Italia/giugno 2001-maggio 2002, a cura di Salvatore Scaglione(Asterios, Trieste 2002, pp. 19-27); Valerio Gigante e Luca Kocci, L’apocalisse secondo George Bush. Dialogo con Alessandro Portelli, in Annuario della pace. Italia /giugno 2002-maggio 2003, a cura di Luca Kocci (Asterios, Trieste 2003, pp. 223-232).

Trattato di Kyoto (dal nome della città giapponese dove nel dicembre del 1997 si è svolta l’assemblea mondiale dell’agenzia dell’ONU per l’ambiente): per la precisione si tratta della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). Tutta la documentazione relativa al protocollo e alle adesioni allo stesso, cui tuttavia non hanno ancora aderito Stati che hanno una sovrabbondanza di produzione inquinante, si trova navigando nel sito dell’ONU (preferibilmente inziando da www.un.org).

Cristha Wolf (1929-), scrittrice tedesca di successo, cresciuta durante il nazismo, impegnata nella Germania orientale (DDR) in una critica sociale dall’interno del regime del socialismo reale, con la caduta del muro di Berlino e il processo di riunificazione della Germania vive un periodo di sopetti di cui si ha conto in uno scritto del 1995: Congedo dai fantasmi, 1989. I suoi scritti sono pubblicati in italiano dalle edizioni E/O di Roma; Cassandra, pubblicato nel 1983, è stato tradotto in italiano nel 1992.

Martin Heidegger (1889-1976), filosofo tedesco, dalla lunga familiarità con il pensiero fenomenologico, in particolare di Husserl di cui fu assistente. Pubblica nel 1927 la sua opera fondamentale Essere e tempo, che, sebbene dedicata a Husserl e pubblicata sulla rivista del medesimo, ne segna il distacco. Chiamato nel 1929 a succedere ad Husserl, nella lezione inaugurale, “Che cosa è la metafisica?”, affronta il problema metafisico del nulla e dell’angoscia in relazione al problema dell’essere. Rettore dell’Università di Friburgo nel 1933, aderisce ne 1934 al partito nazionalsocialista; questa sua scelta costituisce un caso politico e filosofico. Il suo pensiero, variamente interpretato e ripreso anche da molti pensatori italiani, è frequentato anche dalla riflessione teologica di tutte le confessioni cristiane.

Salvezza: questo termine, la cui pegnanza è resa evidente nella conversazione di La Valle, è pure uno dei nodi sui cui si misurano Esodo e Servitium, di cui i seguenti quaderni: della prima rivista: Ormai solo un Dio ci può salvare (n. 2 aprile-giugno 1996); della seconda: La resurrezione (n. 104 marzo-aprile 1996).

Franco Rodano (1920-1983), animatore della sinistra cristiana, è il maggiore interprete filosofico del “catto-comunismo”; ha fondato e diretto fino al 1971 la Rivista trimestrale assieme a Claudio Napoleoni. Ha pubblicato sul settimanale Settegiorni le Lettere dalla Calnerina, raccolte poi in un elegante volumetto delle edizioni La Locusta (Vicenza 1986), per la cura di Rienzo Colla e Giovanni Tassani, con prefazione di Piero Pratesi. Il periodo del “compromesso storico” è stato da lui seguito e commentato sul quotidiano romano Paese sera (cf. pure: Caro Berlinguer. Note e appunti riservati di Antonio Tatò a Enrico Berlinguer. 1969-1984, con introduzione di Francesco Barbagallo, Einaudi, Torino 2003). Fondamentali per cogliere il suo modo di argomentare restano le lezioni, pubblicate postume: Lezioni di storia possiile; Le lettere di san Paolo e la crisi del sistema signorile, a cura di V. Tranquilli e G Tassani ( Marietti, Genova 1986). Si veda anche la lezione tenuta al seminario del 1°  aprile 2001 da Giuseppe Barbaglio: Franco Rodano e l’antropologia signorile. Sul pensiero di Franco Rodano, sui rapporti con Napoleoni e Del Noce, è da leggere il saggio di Marcelllo Mustè, Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità (Il Mulino, Bologna 1993).

Aristotele (384-332 a. Cl), filosofo greco, cui nel corso della storia della filosofia fanno riferimento tutte le diverse forme di metafisica realista. Con Platone,  stato sino ai nostri giorni il riferimento d’obbligo di ogni riflessione filosofica. Di lui sono rimasti solo gli scritti a carattere esoterico (non destinati al pubblico) che abbracciano la logica, la fisica e la metafisica: Etica nicomachea e Politica sono i libri di più diretto interesse per la presente conversazione.

Scoperta dell’America: comincia con lo sbarco di Cristoforo Colombo ne 1492. Su questo tema, produttivo e necessario è il rinvia Tzvetan todorov, La conquista dell’America. Il problema delll’altro (Einaudi, Torino 1984), e a Ernesto Balducci, Montezuma scopre l’Europa. Il senso di un centenario (Edizioni Cultura della Pace, Fiesole 1992). Si veda anche Raniero La Valle, Prima che l’amore finisca (op. cit.): al fine di cogliere un rapporto diverso con “lamerica”sono utili le indicazioni che si traggono in molte pagine di questo libro. Utile anche la riflessione di Armido Rizzi, Leuropa e l’altro (Edizioni Paoline, Milano 1991). Da segnalare infine il quaderno di Servitium America latina: 500 anni di solitudine (n. 85-86, gennaio-aprile 1993).

Pierre larousse (1817-1875), lessicografo francese, nel 1852 fonda l’omonima casa editrice e pubblica i primi 15 volumi del Il grande dizionario universale, completato nel 1876.

Tzvetan Todorov (Sofia 1939-) si trasferisce a Parigi negli anni Sessanta, dove segue i corsi di Roland Barthes; collabora con Roma Jakobson per una raccolta di testi e scritti dedicati ai formalisti russi. Ho già richiamato il suo saggio del 1984 sulla conquista dell’America; la lettura di altri suoi saggi è utile perchè la sua scrittura educa lo sguardo, in modo che la capacità critica non venga mai meno. Si vedano : Di fronte all’estremo (Garzanti, Milano 1999); Il nuovo disordine mondiale (Garzanti, Milano 2003).

Francisco Pizarro (1473-1541), conquistatore spagnolo, dopo aver ottenuto da Carlo V la convessione di un territorio di 200 leghe nell’America del Sud, nel 1531, con tre navi e 187 uomini, giunge a Cajamarca, ove stava l’inca Atahuallpa con 40.000 guerrieri peruviani. Pizarro con il trademento si impadronì dell’impero. Dopo lotte sanguinose tra i conquistatori, fu trucidato in una insurrezione capitanata dal figlio di Diego de Almagro, con il quale aveva fatto una società nel 1524 per la conquista dei paesi nordoccidentali dell’America del Sud. Il lettore accorto avrà avuto modo di constatare la discrepanza tra le cifre fornite in questa nota e quelle indicate da La Valle: non ho cercato di accreditare i dati più sicuri e ho lasciato tali evidenti diversità a dimostrazione che talvolta i dati stessi non cambiano la sostanza delle cose.

Jared Diamond (1937-), professore negli USA, ha scritto saggi di successo, in particolare: Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni (Einaudi, Torino 1988) e Il terzo scimpanzé. Ascesa e caduta del primate “Homo Sapiens”(Bollati Boringhieri, Torino 1994): titoli che indicano con chiarezza l’attitudine e la pratica interdisciplinare al servizio delle visioni di lungo periodo.

Hernán Cortés (1485-1547), conquistatore spagnolo, nel 1519 sbarca in America con un piccolo esercito; in Messico pone fine all’impero azteco; gli aztechi, con l’imperatore Montezuma in testa, considerarono gli invasori divinità cui non si poteva in alcun modo resistere.

Nel fare questa nota avevo preso una topica grandiosa, mosso dalla notorietà di Luis Sepúlveda (1949-), scrittore cileno che vive e opera in Europa dopo essere stato in carcere e torturato dal regime di Pinochet perché sostenitore del presidente Allende (uccisosi mentre l’esercito stava conquistando il palazzo presidenziale, 11 settembre 1973). Il suo primo romanzo è Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (Guanda, Parma 1993). Notissimo il libro per ragazzi La Gabbianella e il Gatto (Salani, Firenze 1996).

Ad una rilettura meno superficiale, sono arrivato anch’io a capire che il nostro scrittore cileno non c’entra nulla. La cosa riguarda invece Juan Ginés de Sepúlveda (oggi ricordato, quasi esclusivamente, per la controversia con Bartolomeo de Las Casas), che aveva dichiarato giuste le guerre contro gli abitanti delle Indie in nome di un dovere superiore: la propagazione della fede cristiana. Queste indicazioni si trovano negli atti del Tribunale permanente dei popoli della sessione intitolata “La conquista dell’America e il dirittto internazionale” (Padova-Venezia, 5-8 ottobre 1922). Valgono le indicazioni date in precedenza sulla Fondazione Internazionale Lelio Basso.

Francisco de Vitoria, teologo e filosofo spagnolo (Vittoria 1480 ca. -Salamanca 1549), Domenicano, professore di teologia a Salamanca, iniziò la corrente filosofica della neoscolastica spagnola. Scrisse opere di diritto internazionale, quali il De Indis (in cui giustifica la conquista delle terre d’America) e il De iure belli (sulla liceità della guerra giusta); e, inoltre, Relectiones theologicae; R. La Valle in Prima che l’amore finisca (op. cit., pp. 194ss.) scrive in riferimento all’impostazione del de Vitoria:

La guerra come strumento della sovranità. La sovranità produce la guerra. La guerra è così messa dai teorici del diritto internazionale al centro della comunità degli Stati e vi rimarrà anche quando questi, all’interno, passeranno per via di rivoluzioni e lotte popolari dall’assolutismo alla democrazia (p. 196).

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), filosofo tedesco, è il maggior rappresentante del pensiero idealista; ha costruito un sistema grandioso e organico che ha la dichiarata ambizione di essere l’erede del nucleo di verità di tutte le posizioni precedenti, elaborate dalla plurimillenaria filosofia occidentale. La Fenomenologia dello spirito è del 1807, mentre l’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio è del 1817. Per i riferimenti contenuti nella conversazione interessano in particolare: Lineamenti di filosofia del diritto del 1821, e i cicli di lezioni usciti postumi: Filosofia della storia; La filosofia della religione.

Luigi Ferrajoli (1940-), docente di filosofia del diritto, collaboratore de il manifesto e di Vasti. Si veda di lui: Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Laterza, Bari 1996.

Benedetto Croce (1866-1952), filosofo, critico, storico e politico italiano. Figura eminente della tradizione liberale, ha dominato la cultura italiana della prima metà dello scorso secolo; con Giovanni Gentile è l’esponente più significativo del neoidealismo italiano. Si veda, in particolare: Filosofia e storiografia (Laterza, Bari 1949). Ora tutta l’Opera omnia è in corso di pubblicazione da Adelphi.

Domenico Losurdo (1941-), docente di filosofia della storia, attento in particolare alla filosofia classica tedesca, da Kant a Marx, ha scritto: La comunità, della morte, l’Occidente. Hiddegger e l'”ideologia della guerra” (Bollati Boringhieri, Torino 1991).

Giano Ricerche per la pace, rivista fondata nel 1989 tra Roma e Napoli, è diretta da Luigi Cortesi. Con il mensile Pace & Guerre, con il quale condivide molti redattori e collaboratori, e con i più recenti Quaderni Satyâgraha (fondati nel 2002 dal Centro Gandhi di Pisa e diretti da Rocco Altieri) e con l’Annuario della pace della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace (pubblicato per la prima volta nel 2001) forma l’esile fronte dell’esplicito impegno di ricerca e di studio sulla pace, di rincalzo, quindi, alle più rodate e consolidate testate: Azione nonviolenta; Mosaico di pace e Qualevita.

  1. Henry Brackenridge (1748-1816), scrittore americano; centrale resta il suo romanzo definitivamente compiuto nel 1815 con il titolo Modern Chivalry or the Adventures of Captain Farrago and Teague O’ Regan, his Servant.

John Locke (1632-1704), filosofo inglese, del 1667-1689 è l’Epistola de tolerantia, mentre del 1690 è il Trattato sul governo, che, insieme al Saggio sull’intelletto umano (pubblicato nel 1669), di impieanto antidgmatico e basato sull’esperienza (di qui la visione “empirista”), critica l’assolutismo in ambito politico ed elabora una teoria liberale dello Stato, dove comunque non c’è posto per gli atei.

Herbert Spencer (1820-1903), filosofo inglese, pubblica nel 1855 Principi di psicologia, in cui la vita psichica e spirituale è studiata dal punto di vista evuìoluzionistico. Dal 1858 si dedica alla costruzione di “un sistema di filosofia sintetica”, in buona sostanza il tentativo più compiuto di una filosofia evoluzionistica. Spencer, come afferma La Valle, applica alla società il criterio della selezione naturale delle specie illustrato da Charles Robert Darwin, Biologo e naturalista inglese nel suo L’origine delle specie (1859).

Giorgio Penzo (1924-), studioso italiano do filosofia, ha pubblicato decine e decine di opere, in particolare su molti degli autori qui indicati, da Bietzsche a Heidegger, da Kierkegaard a jaspers. Il testo indicato da La VAlle, Atralnte della vita e del pensiero di Nietzsche, è stato pubblicato nel 1999 a Milano.

Zarathustra o Zoroastro, profeta iranico, la cui esistenza storica è fatta risalire alla prima metà del primo millennio a.C., ancorché da molti messa in dubbio, secondo la tradizione è il fondatore dell’omonima religione. I riferimenti alla sua vita e al suo pensiero si riscontrano in parte delle Gāthā, nell’Avesta. Dai greci, che ni fecero un personaggio mitico col nome di Zoroastro, si giunge a Nietzsche, che ne ripristina il nome originario e non solo

Paolo di Tarso (nato all’inizio dell’era cristiana – Roma, 58 d.C.), evangelizzatore in particolare dei non israeliti, dei gentili, di cui resta esemplare il discorso all’Aeropago riportato dagli Atti degli apostoli (cf. 17, 22-34), considerato per la compiutezza del suo pensiero il cofondatore del cristianesimo. A lui sono attribuite tredici epistole di cui sicuramente sue sette: si tratta degli scritti più antiche del Nuovo Testamento. Rinaldo Fabris e Giuseppe Barbaglio ne hanno curato la traduzione e un commento che oltre vent’anni fa, segnarono la raggiunta maturità dei giovani biblisti italiani, la generazione cresciuta e formata dal Concilio Vaticano II (1962-1965): Le lettere di Paolo (3 voll., Edizioni Borla, Roma 1980). Di G. Barbaglio: Paolo di Tarso e le origini cristiane, (Cittadella, Assisi 1985) e La teologia di Paolo. Abbozzi in forma epistolare (EBD, Bologna 1999). In riferimento al discorso di Mileto (Atti 20, 18-36), sempre efficace e chiaro: Jacques Dupont, il testamento spirituale di Paolo (Edizioni Paoline, Milano 1967).

Jacob Taubes (1923-1987), uomo della parola più che degli scritti, pubblica solo Escatologia occidentale, la sua tesi di laurea discussa a Zurigo nel 1947. Quest’opera è stata tradotta e pubblicata da Garzanti nel 1997 con una prefazione di Michele Ranchetti. Di lui si vedano pure: In divergente accordo. Scritti su Carl Schmitt (Quodlibet, Macerata 1996 e, presso lo stesso editore, il prezzo del messianismo (2000); da Adelphi (Milano 1997),  La teologia di san Paolo. La Valle dedica a lui un capitolo del suo Prima che l’amore finisca (op. cit.): l’unico dei testimoni da lui non conosciuto in vita, di cui scrive alle pp. 309-313.

Giuseppe Barbaglio (1934-) è un grande e sicuro sonoscitore di Paolo e uno dei più attrezzati studiosi del Nuovo Testamento. Collabora a Vasti e di lui in questi “Quaderni di Sant’Erasmo” Comparirà tra non molto il testo della conversazione che tenuto nel giugno del 2003. È utile leggere almeno: Dio violento? Lettura delle scritture ebraiche e cristiane (Cittadella, Assisi 1991); Gesù, ebreo in Galilea. Indagine storica (EBD, Bologna 2002). È sui problemi sollevati dal libro su Gesù che certe la vonversazione tenuta a Sant’Erasmo. Continuando, invece, i riferimenti alle due epistole di Paolo richiamate espressamente ne corso della conversazione, mi pare opportuno segnalare l’edizione italiana del commento di K. Barth alla Lettera ai fomani del 1919, in catalogo da Feltrinelli, perchè, oltre alla diretta conoscenza del pensiero di uno dei più grandi pensatori del secolo scorso, è possibile cogliere come le vicende editoriali dell’edizione italiana siano un pezzetto di storia della cultura italiana, della presenza valdese, di Giovanni Miegge e di suo figlio Mario.

Teologia predestinazionistica: dal termine neotestamentario (“predestinazione”) che indica, tra tutti gli uomini, gli eletti, per decisione divina alla salvezza. Agostino, nella controversia antipelagiana, ne approfondisce il senso, per cui, in conseguenza del peccato originale, a nessun uomo è dato di salvarsi “da solo”, esclusivamente con le sue forze. L’uomo peccatore è quindi destinato alla dannazione, ma è salvato per bontà divina. Nel IX secolo il benedettino Gotescalco, negando l’universalità della redenzione, riapre la questione in modo netto, asserendo che comuque gli uomini sono predestinati o alla dannazione o alla salvezza. Problematiche riprese secoli dopo nell’ambito dei movimenti riformatori: le posigioni di J. Wycliffe e di J. Hus sono espressamente condannate dal Concilio di Costanza (1418). La problematica riesplode con Calvino e poi con Gensenio 1585-1636 e, tramite il filone giansenista, anche noi abbiamo imparato qualcosa affrontando la questione in ginnasio, per poter leggere con cognizione di causa I promessi sposi di Alessandro Manzoni.Oggi, dopo la conversione dell’Innominato, il problema è anche oggetto del dialogo interreligioso, essendo la questione della salvezza un problema comune, fondante di tutte le grandi religioni sia in Occidente sia in Oriente.

Aids: sindrome da immunodeficienza acquisita causata dal virus HIV. Alle soglie del terzo millennio, rimane uno dei problemi irrisolti della medicina, con effetti devastanti in particolare in Africa e in tutti gli effettivi poveri del mondo, anche per le conseguenze della politica di libero mercato delle multinazionali farmaceutiche. In proposito si ricordino le battaglie condotte da Stati come il Sudafrica. Da consultare la rivista mensile dei comboniani Bigrizia; i link che si trovano alla semplice ricerca con la parola aids in www.virgilio.it sono 9.410.519.

Tony Blair (1953-), Primo ministro dellInghilterra dal 1997, quando ha fatto riconquistare il governo al partito laburista, nel frattempo trasformato in “New Labour”, rispetto all'”Old Labour”, ritenuto prigioniero dei vecchi schemi. Europeista ed esponente di spicco della “terza via mondiale” assieme a Bill Clinton, e al nostro D’Alema, ora è il più fedele alleato della politica imperiale e unilaterale dei neoconservatori americni nella spregiudicata avventura irachena.

Schindler’s List: si tratta del film di Steven Spielberg del 1993, in cui viene rappresentata la storia di questo industriale tedesco, che è riuscito a salvare quasi 2000 ebrei dallo sterminio nazista. A seguito anche del consenso ottenuto dall’opera cinematografica, il regista ha promosso la The Shoah Foundation, una fondazione che produce materiale (in particolare visivo) come ad esempio: Gli ultimi giorni, film di James Moll o Survivors: Testimonies of the Holocaust, un CD-ROM interattivo.

Apartheid  (afrikaans, “separazione” dalla minoranza bianca): indica la politica di segregazione razziale perseguita dai governi sudafricani fino al 1992, anno dell’abolizione ufficiale della legislazione razzista e della vittoria dell’ANC di Nelson Mandela. Da ricordare la Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana, presieduta da Desmon Tutu: cl. Danilo Franchi e Laura Miani, La verità non ha colore. Aguzzini e vittime dell’apartheid testimoniano alla commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana (Edizioni Comedit 2000, Milano 2002). Da non dimenticare pure il film In my  Country di John Boorman (2004).

Costituzione degli Stati americani e Rivoluzione francese vengono righiamate in questa nota non solo per ricordare la cronologia corrente, Dichiarazione di indipendenza di Filadelfia (1776) e Rivoluzione francese (1789-1795), ma anche per non dimenticare che l’una proclama il “diritto alla felicità”, l’altra gli immortali principi dell'”eguaglianza, fraternità e libertà” che, alla luce di quanto abbiamo cercato di mettere assieme in questo quaderno, sono davvero, per molti aspetti e non secondari, meno prossimi e meno universali di più di due secoli fa; ma anche per segnalare due testi degni di aggezione: il primo, la raccolta delle costituzioni a partire appunto dalla dichiarazione di indipendenza di Filadelfia, apparsa decenni fa nella “Universale Studium”: Le costituzioni per la cura di G. D’Eufemia, e da allora sempre arricchita in modo continuo dal medesimo editore Studium in Roma, 1961; e il secondo di Umberto Curi, Katastrophè. Sulle forme del mutamento scientifico (Marsilio, Venezia 1982), che induce a qualche prospettiva nuova, inusuale sui processi rivoluzionari.

Joseph Arthur Gobineau (1816-1882), diplomatico e scrittore francese il cui nome resta quasi esclusivamente legato al Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane, pubblicato nel 1853-1855. È persuaso che la purezza della razza ariana sia rintracciabile nei germani, intesi tuttavia come i dolicocefali, cioè quelli del suo paese.

Cesare Lombroso (1835-1919), uno dei principali esponenti del positivismo italiano, cui si devono le opere: Genio e follia (1864) e L’uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie (1876). Continuatore della psicologia criminale lombrosiana è stato Agostino Gemelli, uno dei fondatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Gergo esistenzialista: con questa espressione si abbraccia un periodo che va da Kierkegaard (1813-1855) alla grande stagione dell’esistenzialismo francese del secondo dopoguerra. Per molti degli argomenti toccati nella conversazione appare utile una rivisitazione dell’opera di Albert Camus (1913-1960). Per un approccio alle origini, si veda Isabella Adinolfi, Il cerchio spezzato. Linee di antropologia in Pascal e Kierkegaard (Città Nuova, Roma 2000).

Atti degli apostoli; Matteo; Marco; Prima lettera di Giovanni; Lettera ai Filippesi, testi e autori del Nuovo Testamento: alla trappola accademica (“ma sono testi ormai superati”) o a quella devota (“solo questo è sicuro”) non rispondo argomentando ma solo proponendo letture facilmente accessibili in una libreria degna di questo nome. Per leggere i testi ci sono sempre il “Nestlè” (E. Nestlè e K. Aland, Novum Testamentum graece et latine, United Bible Societies, Londra 1963) e il “Merk” (Novum Testamentum graece et latine, Apparatu critico instructum edidit Augustinus Merk S.j., Pontificio Istituto Biblico, Roma 1964). Altrimenti c’è in due volumi (il quinto e il sesto), della collana Oscar Mondadori intitolata “i libri di Dio”, la serie ideata e curata da Vito Mancuso, che della Mondadori è un consulente, il quale ha messo al alvoro l’ultima generaione dei biblisti italiani per traduzioni, note appendici critiche, inquadrature e introduzioni: I Vangeli (Milano 200) e Gli scritti apostolici (Milano 2000). Sempre utili altri due strumenti: Angelico Poppi, La sinossi dei quattro Vangeli (Edizioni il Messaggero, Padova 1981) e, per la cura di Piero Rossano, Gianfranco Ravasi e Antonio Ghirlanda, il Nuovo dizionario di teologia biblica (Edizioni Paoline, Milano 1988).

Hans Jonas (1903- New York 1993), filosofo e storico delle religioni, tedesco naturalizzato statunitense. Con l’avvento del nazismo si rifugia in Gran Bretagna da dove, nel 1935, ragiunge la Palestina. Svolge un’intensa attività di insegnamento tra i due continenti. A partire dal suo Principio di responsabilità del 1979 cerca di dispiegare un’etica adatta all’età (nuova) della tecnica. Da leggere pure: Il concetto di Dio dopo Auschwitz (Il Melangolo, Genova 1991). Il Melangolo e Marietti (sempre di Genova) sono i suoi editori italiani.

Ernesto Balducci (1992-1992), attento alla cultura francese e alla riflessione di quella della Chiesa. L’ambiente dove ha espresso appieno la sua esuberante personalità è la Firenze dei La Pira, dei Gozzini, dei Luzi, dei Meucci, dei Milani, dei Turoldo, della Comunità dell’Isolotto, per citare solo alcune personalità e realtà che hanno reso la città – nel corso di trent’anni- una fucina di idee e di proposte riassumibili in un’attenzione neoumanista, capace di disegnare il futuro della città contemporanea, in una sostanziale vocazione di pace. È fondatore di Testimonianze: la rivista gli ha dedicato, nel decennale della morte, per la cura di Maurizio Bassetti e severino Saccaridi, un corposo numero monografico intitolato: Ernesto Balducci: attualità di una lezione, con allegato un CD_ROM su I temi-tempi-luoghi dell’esperienza balducciana, n. 421-422 (gennaio-aprile 2002). Per le problematiche contenute in questo “quaderno” non si può trascurare la lettura degli ultimi suoi saggi, in particolare: Le tribù della terra (1991) e La terra del tramonto (1992), pubblicati entrambi dalle “sue” edizioni: Edizioni Cultura della Pace in Fiesole, presso la Badia. Utile pure il libro intervista, redatto dal suo discepolo Attilio Monasta, Il cerchio si chiude (Edizioni Piemme, Casale Monferrato 2000).

John Bordley Rawls (1921-2002), studioso americano, di ricca famiglia di Baltimora, si forma a Princeton e passa la vita a insegnare prima alla Cornell University, poi al Massachussets Institute of Technology e infine, dal 1959, alla Harvard University sino alla conclusione della sua carriera universitaria. A parte la parentesi militare, in servizio dal 1939 – ha fatto la Seconda guerra mondiale sul Pacifico -, ha sempre studiato e insegnato scrivendo “un solo grande libro” apparso nel 191: Theory of Justice, tradotto non solo in Europa, ma in tutti i paesi asiatici; in Italia è pubblicato da Feltrinelli (UNa teoria della giustizia, 1984). Nel libro indica con chiarezza che la sua teoria si radica in quella  <>; in tal modo ha voluto prendere le distanze dalle teorie dominanti dell’utilitarismo angloamericano. Politicamente, la sua figura si colloca con tutti e con nessuno; alcuni hanno sostenuto che lui è il filosofo capace di prtarci oltre Marx. La lettura di questo autore è da completare con gli altri due saggi: Liberalismo politico (Comunità Milano 1999) e Il diritto dei popoli (comunità, Milano 2001).

André Malraux (1901-1976, scittore e politico francese, ministro della cultura nell’era gollista (anni Sessanta), la sua prima opera significativa, ambientata nella Cina del primo dopoguerra, e precisametne a Canton, nel clima dei grandi scioperi del 1925, è del 1954: I conquistatori. Ne La condizione umana esprime al meglio la sua attenzione alla figura dell’eroe, individualmente inteso, ancorché non lontano dall’orizzonte della solidarietà. Altra stoffa che si è misurata su temi analoghi – e del resto che cosa se non la condizione umana può accomunare le riflessioni migliori? – è quella messa in luce dallo scolopio toscano di Santa Fiora, nel monte Amiata, E. Balducci.

Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle (1907-1990). Da leggere il suo primo romanzo: Gli indifferenti (Bompiani Editore, 1929); da allora ha prodotto in modo continuo con risultati vari. Maestro indiscusso di lunghe stagioni culturali dell’Italia del secondo dopo-guerra, qui viene espressamente ricordato per le posizioni assunte nei confronti della “bomba”; sul tabù della bomba atomica, vedi il testo di Elsa Morante, Pro o contro la bomba atomica (Adelphi, Milano 1984).

Alfonso Maria De Liguori (1696-1787), teologo, predicatore e vescoco di Sant’Agata dei Goti, diocesi del beneventano. Fondò l’ordine religioso dei Redentoristi; la sua riflessione di teologia morale è improntata al probabilismo; l’attenzione alla riflessione morale è diventata una caratteristica dell’ordine: il moralista cattolico più noto della seconda metà del Novecento è stato Bernard Haring, che a lungo ha insegnato a Roma, all’Alfonsianum. Una delle riviste più vivaci, Il segno di Palermo, è animata da un altro Redentorista, Nino Frisullo. Utile a tutti per meditare e ai sacerdoti per predicare è il sottotitoo di Apparecchio alla morte ovvero considerazioni sulle verità eterne del De Liguori, adattato alla lingua corrente, con introduzione e note di Paolo Arrigo Orlandi, per conto di Gribaudi editore, Milano 1995.

Norberto Bobbio (1909-2003), filosofo del diritto, interprete di una tradizione alta della cultura italiana, attenta alle questioni della democrazioa e della vita civile secondo equità e giustizia. Intellettuale capace di interpretare ancora la figura dell’uomo non prono ai poteri dominanti, ancorché da questi apprezzato, ha tenuto viva l’attenzione a voci minoritarie della nostra cultura, come Aldo Capitini. Per quanto riguarda più da vivino i riferimenti ai temi di questo “quaderno”, sono da leggere: Il problema dela guerra e le vie della pace (Il Mulino, Bologna 1979); L’età dei diritti (Einaudi, Torino 1990) ed Elogio della mitezza (Linea d’Ombra, Milano 1994). Infine Enrico Peyretti, torinese come Bobbio, ha intrattenuto con il maestro un corrispondenza di cui ha dato più volte conto nel mensile da lui diretto per decenni il foglio.

Julius Döphner (1913-1976), prete cattolico tedesco, formatosi a Roma, dal 1959 al 1965 è stato vescovo di Monaco di Baviera; tra i protagonisti del Concilio Vaticano II, è stato pure uno dei quattro cardinali moderatori dei lavori. Ha particolarmente sottolineato il rapporto con le Chiese povere del Terzo mondo.

Franz König (1905-2004), prete cattolico austriaco, dal 1956 sino al 1985 vescovo di Vienna. Uno dei cardinali più rappresentativi della stagione conciliare, è stato definito “uomo oltre le frontiere” per il ruolo chiave assunto nel dialogo sia culturale che religioso e nella preparazione e realizzazione della Ostpolitik.

Segretariato per i non credenti, presieduto al suo formarsi (1965) dal cardinale König, è uno dei risultati dell’adeguamento della curia romana agli orizzonti di dialogo e di incontro con gli altri auspicati e indicati dalle direttive del Concilio Vaticano II.Uno degli appuntamenti che hanno determinato un certo clime di dialogo e di incontro è stato senz’altro quello dei dialoghi tra credenti e non credenti, nello specifico tra cattolici e marxisti, promossi in Italia, tra gli altri, da Lucio Lombardo Radice e Mario Gozzini. Dialogo alla prova, per la cura di Mario Gozzini (Valecchi, Firenze 1963), è stato un testo di grande successo rivelatore dei tempi ormai maturi per un dialogo autentico.

Jean-jacques Rousseau (1712-1778), filosofo e saggista svizzero di lingua francese. contiguo agli illuministi francesi (i philosophes), è su opposte posizioni quando si tratta di valutare il progresso delle scienze e delle arti. Rousseau liquida alcuni capisaldi del giusnaturalismo come la naturalità della famiglia e della proprietà, e fa dipendere da catastrofi naturali il costituirsi dei primi nuclei sociali. Al problema della costruzione dello Stato è dedicato Il contratto sociale (1762) e a quello dell’educazione Emilio o dell’educazione (1761), scitti nella quiete della dimora di Madame d’Epinay, L’Ermitage a Montmorency.

Teologia della liberazione: tendenza teologica nata soprattutto nelle Chiese del Terzo mondo, in particolare in America Latina, anche a seguito delle energie intellettuali e sapienziali sprigionate dal Concilio Vaticano II, dalle grandi assise latino-americane di Medellin e di Puebla, dalla profetica enciclica Populorum progressio di Paolo VI (1967), ha in G. Gutierrez, C. Mesters, Leonardo e Clodovis Boff, J. Comblin e J. Sobrino alcuni dei teologi più seguiti e letti. Presso le Edizioni Cittadella di Assisi è stata pubblicata una collana (dal 1987) in 50 volumi, intitolata “Teologia e liberazione”, che esprime un compiuto tentativo di sviluppo sistematico, da grande manuale per la formazione. Autori dei volumi sono tutti i teologi richiamati e molti altri, conpreso Arturo Paoli. Su questa teologia Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla nasce ne 1929 e viene eletto papa nel 1978) ha avallato un intervento molto critico del cardinale Joseph Ratzinger, responsabile dell’ex Sant’uffizio (da tempo congregazione per la conservazione della fede), dal titolo “Istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione” 1984), confermando una linea di governo ambivalente della Chiesa post-conciliaare: per quano possano contare queste distinzioni, l’una, ad inra, piuttosto chiusa, guardinga e monocromatica, l’altra, ad extra, aperta e slanciata nella testimonianza. Per una lettura affascinata della sua persona e del suo pontificato si vedano i numerosi volumi di Luigi Accattoli e di Domenico Del Rio, Karol il Grande. Storia di Giovanni Paolo II (colana “I protagonisti”; Famiglia Cristiana, Milano 2003). Il riferimento al tema delle “strutture di peccato” è stato toccato da Giovanni Paolo II nella lettera enciclica, scitta a vent’anni dall Populorum progressio: la Sollicitudo rei socialis del 1987; leggere in particolare dal n. 36 al n.40.

René Girard (1923-), critico letterario e antropologo francese, ha fortemente influenzato la riflessione biblica e cristiana sulla violenza e il sacro. L’esistenza umana è dominata dal desiderio mimetico, che è tale perché assume a dodello il desiderio altrui. Nelle società Girard riscontra che l’atto fondatore, violento, è basato sul capro espiatorio che solo Gesù Cristo ha saputo spezzare. Le sue opere principali sono pubblicate da Adelphi (Milano): La violenza e il sacro (1980); Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (1983); L’antica via degli empi (1994) e Vedo Satana cadere come folgore (1999). In Italia, l’interprete, in qualche modo riconosciuto da Girard, è Giuseppe Fornari cha ha curato La vittima e la folla. Violenza del mito e cristianesimo (Santi Quaranta, Treviso 1998). Utile il libro-intervista Origine della cultura e fine della storia sottotitolato Dialoghi con Pierpaolo Antonello e João de Castro Rocha (Raffaello Cortina Editore, Milano 2003). Per il punto tocato nella conversazione si veda anche : Alberto Carrara, Violenza, sacro, rivelazione biblica. Il pensiero di René Girard (Vita e Pensiero, Milano 1985).

Afro Publio Terenzio (195ca.-159 a.C.), scrittore latino, autore di commedie di successo e perciò oggetto di invidia.

Lorenzo Milani (1923-1967), prete cattolico fiorentino, dalla straordinaria capacità educativa e comunicativa, ha favorito la riflessione più viva ed esemplare sulla scuola. Tutti i suoi scritti sono da leggere, e in particolare: Esperienze pastorali, (1957); L’obbedienza non è più una virtù (1962) e Lettera ad una professoressa (1967), frutto collettivo di scrittura della sua scuola di Barbiana nel Mugello, tutti editi da Libreria Editrice Fiorentina (LEF) di Firenze, di continuo ristampati.

Ci sono un tema e una persona, mai esplicitamente citata, che innervano la conversazione di La Valle: il tema è “il diritto” e la persona è Giuseppe Dossetti (1913-1996), cui La Valle, nel libro più volte citato, Prima che l’amore finisca, dedica un capitolo intitolato “Dossetti. La gloria del diritto”(pp.183-201). Oltre a rimandare alla lettura delle pagine indicate, introdotte dalla citazione <>, ritengo che siano da leggere almeno i seguenti testi: le dense pagine che Dossetti ha scritto per introdurre il libro di Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole (Il Mulino, Bologna 1986); Con Dio e con la storia. Una vicenda di cristiano e di uomo, a cura di A. e G. Alberigo (Marietti, Genova 1996), libro che contiene anche il suo discorso in occasione della consegna dell'”Archiginnasio d’oro” da parte del sindaco di Bologna, il 22 febbraio 1996; e, infine, La pace e la giustizia. Conversazione a Monte Sole, che riporta la trascrizione di un incontro con un gruppo di giovani di Bologna. Il testo presentato da Isabella Adinolfie Paolo Bettiolo, La pace difficile. Una testimonianza di Giuseppe Dossetti, si trova nell’Annuario della pace. Italia, maggio 2000 – Giugno 2001, a cura di Salvatore Scaglione (Asterios, Trieste 2001, pp. 323- 336).

Carezza

Mano amorosa e dolce

in soffiar di brezza;

frangersi l’onda

su calda e soffice rena.

Piero Martinengo

Benzoni Postfazione Chi è dunque l’uomo