Lettera aperta ad Al-Baghdadi

Giovedì 24 Settembre 2014, 126 tra i maggiori sapienti e accademici dell’Islam di tutto il mondo hanno pubblicato una lettera aperta nella quale vengono confutate le argomentazioni religiose sostenute dal gruppo definito “Stato Islamico” (IS) (anche noto come DA’ISH, ISIS, e ISIL). La lettera, costituita da 22 pagine, è stata originariamente redatta in lingua araba e poggia saldamente sulle citazioni dal Corano e sugli Hadith, in modo tale da confutare in principio il complesso di convinzioni e azioni violente di questo gruppo. Sebbene questa non sia la prima volta che l’IS venga condannato dai sapienti musulmani, si tratta di certo della prima dichiarazione approfondita ed esauriente, basata proprio sulle fonti che lo stesso IS dichiara di prendere come modello, che viene pubblicata dai sapienti sunniti così da mostrare i motivi per i quali l’IS è in errore. La lettera si presenta nel modo tradizionalmente educato di dare consigli.

Sintesi

1. Nell’Islam è vietato emettere una fatwa [sentenza giuridica, n.d.t.], senza le necessarie qualificazioni di studio. E anche qualora questo venga rispettato, le fatwa devono conformarsi alla teoria legale islamica così come è definita nei testi classici. E’ anche vietato citare i versetti coranici, o parte di essi, da cui estrapolare un norma, senza fare riferimento a quanto il Corano e gli Hadith insegnano sul quel particolare argomento. In altre parole, vi sono requisiti rigorosi, sia soggettivi che oggettivi, per emettere sentenze giuridiche e nessuno può prendere a piacere parti del testo Coranico da cui trarre argomentazioni legali senza tener conto dell’interezza del Corano e degli Hadith.

2. Nell’Islam è vietato pubblicare sentenze legali a qualsiasi riguardo se non si ha una completa padronanza della lingua sacra dell’Arabo.

3. Nell’Islam è vietato semplificare eccessivamente le regole della Sharia ignorando le consolidate scienze religiose dell’Islam.

4. Nell’Islam è concesso (agli studiosi) di non essere concordi su determinati punti, tranne sui principi fondamentali della religione che devono essere parte basilare delle conoscenze di ogni musulmano.

5. Nell’Islam è vietato non tener conto della realtà del contesto contemporaneo quando vengono
espresse sentenze giuridiche.

6. Nell’Islam è vietato uccidere gli innocenti.

7. Nell’Islam è vietato uccidere emissari, ambasciatori e diplomatici, così come uccidere i giornalisti e i loro assistenti.

8. Il Jihad nell’Islam è una guerra a scopo difensivo. Non è lecito condurla senza una giusta causa, per uno scopo retto e senza precise regole di condotta.

1 Il testo in italiano è a cura della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, tradotto dall’edizione inglese della lettera, pubblicata a Washington dal Direttore del Consiglio per i rapporti americano-islamici (CAIR), Nihad Awad, accompagnato da dieci altri rappresentanti religiosi musulmani americani e leader nel campo dei diritti civili.

9. Nell’Islam è vietato affermare che qualcuno non è musulmano a meno che questa persona non abbia dichiarato apertamente la sua miscredenza.
10. Nell’Islam è vietato maltrattare o ferire in qualsiasi modo i Cristiani e le “Genti della Libro”.
11. E’ obbligatorio ritenere gli Yazidi “Genti del Libro”.
12. Nell’Islam la reintroduzione della schiavitù è vietata, ed è stata abolita all’unanimità.
13. Nell’Islam è vietato forzare le persone alla conversione.
14. Nell’Islam è vietato privare le donne dei loro diritti.
15. Nell’Islam è vietato privare i bambini dei loro diritti.
16. Nell’Islam è vietato promulgare pene legali (hudud) se non si seguono le corrette procedure
che mirano a garantire congiuntamente giustizia e indulgenza.
17. Nell’Islam è vietato torturare le persone.
18. Nell’Islam è vietato sfigurare i morti.
19. Nell’Islam è vietato attribuire a Dio azioni malvage.
20. Nell’Islam è vietato distruggere le tombe e le reliquie dei Profeti e dei Compagni.
21. Nell’Islam è vietata l’insurrezione armata fuorché nei casi in cui il sovrano manifesti
chiaramente la sua miscredenza e impedisca di compiere la preghiera.
22. Nell’Islam è vietato dichiarare un califfato senza il consenso unanime di tutti i musulmani.
23. Nell’Islam è permesso provare amore verso la propria patria.
24. Dopo la morte del Profeta a nessun musulmano è richiesto di emigrare.
In nome di Dio, Misericordioso nella trascendenza e nell’immanenza,
sia lode a Dio il Signore dei Mondi,
e la Pace e le Benedizioni siano sul Sigillo dei Profeti e degli Inviati.
“Per il giorno che declina! In verità l’Uomo è in decadenza, Eccetto coloro che credono e
compiono le opere pure, e si esortano vicendevolmente alla verità, e si esortano
vicendevolmente alla pazienza” (Al-‘Asr, 103:1-3)
LETTERA APERTA
Al Dr. Ibrahim Awwad Al-Badri, alias “Abu Bakr Al-Baghdadi”,
A coloro che combattono e seguono l’autoproclamato “Stato Islamico”
Che la Pace e la Misericordia di Dio siano su di voi.
Durante il sermone pronunciato il 6° giorno di Ramadan 1435 h. (4 luglio 2014 CE), avete
affermato, parafrasando Abu Bakr Al-Siddiq (rA’a): “Se trovate che ciò che dico e faccio è vero,
allora assistetemi, e se trovate che ciò che dico e faccio è falso, allora consigliatemi e
riportatemi alla rettitudine”. Quel che segue è un parere di sapienti divulgato tramite i media.
Il Profeta ha detto: “La Religione è un consiglio (che rettifica)”.2 Tutto quello che qui di seguito

2 Riportato da Muslim in Kitab al-Iman, no. 55.
3
diremo si basa solo e soltanto sulle affermazioni pronunciate e le azioni compiute dei seguaci
dello “Stato Islamico” così come essi stessi le hanno trasmesse sui social media o attraverso i
racconti di testimoni oculari musulmani, ma non dalle fonti di altri media. Ogni sforzo è stato
fatto per evitare che possano esservi fraintendimenti o menzogne. Inoltre, tutto quanto verrà
qui detto è una sinopsi, scritta in stile semplice, che riflette l’opinione della stragrande
maggioranza dei sapienti Sunniti nel corso della storia dell’Islam.
In uno dei suoi discorsi,
3 Abu Muhammad Al-Adnani ha detto: “Che Dio benedica il Profeta
Muhammad che è stato inviato con la spada come una misericordia per tutti i mondi”.4
Una tale affermazione mette insieme in modo confuso cose che sono invece ben distinte, il
tutto con un fraintendimento di fondo, e tuttavia viene spesso ripetuta dai seguaci dello “Stato
Islamico”. Ora, certamente Dio ha inviato il profeta Muhammad come una misericordia per
tutti i mondi: “Noi non ti abbiamo inviato se non come una misericordia per tutti i mondi”
(Al-Anbiya’, 22:107), e questo è vero per tutti i tempi e luoghi. Il Profeta è stato inviato come
una misericordia per tutti gli uomini, gli animali, le piante, i cieli e per gli esseri sottili, e
nessun musulmano è in disaccordo su questo, poiché si tratta di un’affermazione generale e
incondizionata tratta dallo stesso Corano. La frase “inviato con la spada” è invece parte di un
Hadith che è specifico rispetto un determinato tempo e luogo, tempo e luogo che si sono ormai
esauriti. Non è quindi lecito connettere il Corano e l’Hadith in questo modo, poiché è non è
consentito mescolare il generale con lo specifico e il condizionato con l’incondizionato.
Oltre a ciò, Dio ha prescritto a Se stesso la Misericordia, “… Il tuo Signore ha prescritto a Se
stesso la misericordia…” (Al-An’am, 6:54). Dio afferma anche che la Sua misericordia
abbraccia ogni cosa: “La mia misericordia abbraccia ogni cosa…” (Al-A’raf, 7:156). In un
Hadith autentico il Profeta dice: “Quando Dio creò il Creato, nel luogo posto sopra al Suo trono
scrisse a Se stesso ‘In verità, la Mia misericordia è superiore alla Mia collera’”5. Di conseguenza,
è proibito accomunare la “spada”, e quindi la collera e il rigore, alla “misericordia’”. Non è
altresì lecito subordinare l’idea di “misericordia per tutti i mondi” all’espressione “inviato con
la spada”, perché ciò sarebbe come dire che la grazia è subordinata alla spada, cosa che è
evidentemente falsa. E infatti come potrebbe “una spada” manifestare la sua azione in regni
dove le spade non hanno alcun effetto, come i Cieli, gli esseri sottili e le piante? La
Misericordia che Muhammad rappresenta per tutti i mondi non può essere condizionata al
fatto che egli abbia impugnato la spada (in un tempo, un contesto e per una ragione specifici).
Non si tratta qui soltanto di una sottigliezza accademica, ma di una chiarificazione che rivela il
senso essenziale di molto di quanto verrà esposto nel seguito di questa lettera, ovvero il non
poter equiparare puramente e semplicemente la spada e la misericordia divina.
1. Principi della Legge sacra (usul al-fiqh) ed esegesi coranica
Con riferimento all’esegesi coranica, alla comprensione degli Hadith e in materia di teoria
giuridica in generale, il metodo prescritto da Dio nel Corano e dal Profeta negli Hadith è quello
che segue: bisogna tener conto nella sua interezza di tutto ciò che è stato rivelato riguardo a

3 Pubblicato da SawarimMedia su YouTube il 3 Aprile 2014.
4 Ibn Taymiyyah dice nel Majmu’ Al-Fatawa (Vol. 28, p.270), “Il Profeta ha detto, ‘Sono stato mandato
con la spade come segno dell’Ora Ultima affinché nulla sia adorato all’infuori di Dio, solo e senza
associati. Il mio sostentamento è stato posto sotto l’ombra della mia lancia. Abbassamento e umiliazione
verranno a coloro che disobbediscano ai miei insegnamenti. E chiunque imiti le genti sarà uno di loro’.
Ahmad riporta questo hadith nel suo Musnad [Vol.2, p.50] sull’autorità di Ibn Umar, e Bukhari lo cita”.
Tuttavia, questo Hadith ha una catena debole di ritrasmettitori.
5 Riportato da Bukhari nel Kitab al-Tawhid, n.7422, e da Muslim nel Kitab al-Tawbah, n.2751.
4
una questione specifica, senza che si possa fare affidamento su riferimenti solo parziali, e solo
in tal modo, se si è qualificati, si può esprimere un giudizio basato su tutte le fonti scritturali
disponibili. Dio ha detto: “… E come! Credete in una parte del Libro e ne negate un’altra?…”
(Al-Baqarah, 2:85); “… essi distorcono le parole dai loro contesti, e hanno dimenticato un
parte di ciò di cui avevano ricevuto il ricordo…” (Al-Ma’idah, 5:13); “… coloro che hanno
sminuito la Recitazione, separandone le parti” (Al-Hijr, 15:91). Una volta raccolti tutti i
passi dei testi sacri che siano rilevanti in riferimento alla questione da trattare, va poi distinto
il generale dallo specifico, e il “condizionato” dall’ “incondizionato”. Si devono anche
distinguere i passaggi “inequivocabili” da quelli allegorici. Inoltre devono essere veramente
comprese tutte le ragioni e le circostanze della rivelazione (asbab al-nuzul) per tutti i passaggi
e versetti, tenendo sempre presenti le altre considerazioni interpretative che gli Imam della
tradizione hanno espresso esplicitamente. Non è quindi lecito citare un versetto o parte di
esso senza aver completamente considerato e compreso tutto ciò che il Corano e gli Hadith
riferiscono su quell’argomento specifico. La ragione di ciò è che il Corano è la Verità e gli
Hadith autentici sono ritenuti di ispirazione divina, e dunque non è ammissibile che venga
ignorata una qualsiasi parte di entrambi. È necessario che tutti i testi siano ricollegati il più
possibile e nel caso in cui un testo abbia più peso di un altro vi deve esservi una motivazione
chiara. Questo è ciò che l’Imam Shafi’i illustra nella suo testo Al-Risalah, con il consenso
unanime di tutti i sapienti dell’usul. l’Imam al-Haramayn, Al-Juwayni, disse nel Al-Burhan fi
Usul Al-Fiqh:
Per quanto riguarda le qualità di un mufti e la disciplina che deve sapere
padroneggiare: …è necessario che il mufti sia un conoscitore della lingua perché la
Shari’ah è [espressa in] Arabo. … è indispensabile che sia uno studioso della sintassi e
dell’analisi grammaticale… è fondamentale che studi il Corano, in quanto il Corano è la
base di ogni decisione… È necessario conoscere la disciplina secondo cui i testi vengono
abrogati, ed è fondamentale la padronanza dei principi basilari della giurisprudenza
(usul) poiché sono la pietra miliare dell’intera materia… Il mufti deve anche conoscere i
vari gradi di prove e argomentazioni… così come le storie da cui queste derivano. [Deve
anche conoscere] la scienza degli Hadith, così da poter distinguere un hadith di
ispirazione divina da uno che non lo è, quelli che è autentici da quelli dubbi … Deve
saper destreggiarsi nelle giurisprudenza… ed è richiesto anche un intuito per le
“questioni legali” (fiqh al-nafs): questa è la qualità fondamentale per chiunque voglia
emettere sentenze legali… Gli intellettuali hanno riassunto tutti questi punti dicendo
che il mufti è: “colui che conosce autonomamente tutti i testi e le argomentazioni
necessarie per giungere ad una sentenza legale”. La conoscenza dei “Testi” si riferisce
alla capacità di padroneggiare la lingua araba, l’esegesi coranica e la scienza degli
Hadith; mentre la conoscenza delle “argomentazioni” indica la completa padronanza
della teoria legale, del ragionamento analogico di qualsiasi tipo e anche della
cosiddetta “intuizione legale” (fiqh al-nafs).
Al-Ghazali si è espresso in maniera analoga in Al-Mustasfa (Vol. 1, p. 342), così come anche AlSuyuti nel Al-Itqan fi Ulum Al-Qur’an (Vol. 4, p. 213).
2. La lingua
Come indicato nel punto precedente, una delle questioni fondamentali per poter applicare la
teoria legale è la completa padronanza della lingua araba. Ciò sottintende una conoscenza
completa di grammatica, sintassi, morfologia, retorica, poesia, etimologia della lingua araba e
lo studio completo dell’esegesi coranica. Senza una padronanza di queste discipline, errori di
5
giudizio non saranno solo probabili, ma inevitabili. La vostra dichiarazione di ciò che voi avete
definito un “Califfato” è stata introdotta sotto questo titolo: “Questa è la promessa di Dio”. La
persona che ha parafrasato questa dichiarazione voleva alludere al versetto “Dio ha
promesso a coloro di voi che credono e compiono opere buone che Egli certamente li
renderà vicari sulla terra, come fu per quelli che vennero prima di loro, che certamente li
rafforzerà nella religione che Egli stesso ha voluto per loro, e certamente muterà in
certezza il loro timore. ‘Essi Mi adorano, senza associare nulla a Me’. E chiunque sia
ingrato dopo di questo, costoro sono i perversi” (Al-Nur, 24: 55). Ma non è ammissibile
invocare un versetto specifico del Corano per un evento che ha avuto luogo 1400 anni dopo
che il versetto è stato rivelato. A che titolo può Abu Muhammad Al-Adnani dire che la
“Promessa di Dio” è il cosiddetto “Califfato”? Anche supponendo che la sua affermazione sia
corretta, avrebbe dovuto aggiungere: “Esso dipende dalla promessa di Dio”. A ciò si aggiunge
anche un errore linguistico, laddove si è appropriato della parola ‘istikhlaf’ (successione)
riferendola al suo cosiddetto Califfato, facendo emergere che questo non è l’utilizzo corretto
del termine, come si può evincere dal seguente versetto: “Egli disse, ‘Può darsi che il vostro
Signore presto distrugga i vostri nemici e vi faccia succedere a loro (yastakhlifakum)
sulla terra, cosicché Egli possa osservare come vi comporterete” (Al-A’raf, 7:129). La
successione (istikhlaf) in questo versetto è da intendersi come lo stabilirsi di un popolo in una
particolare terra dopo che un altro popolo vi risiedeva, ma non quel popolo abbia un diritto di
governare secondo un particolare sistema politico. Secondo Ibn Taymiyyah, non vi è nel
Corano alcuna tautologia.
6 Sono dunque non a caso diversi i termini ‘khilafah’ e ‘istikhlaf’. AlTabari afferma nel suo commentario (tafsir) del Corano: “Il significato di farvi succedere a
loro (yastakhlifakum), è che Lui li avrebbe fatti succedere in quella terra dopo la loro
distruzione; non temere loro o altri popoli’.
7 Questo prova che il significato di “istikhlaf” in
questo contesto non può essere quello di governante, ma piuttosto quello di “abitante della
loro terra.”
3. Eccessiva semplificazione.
Non è ammissibile avere sempre la pretesa di “semplificare le questioni” legate all’Islam o
scegliere a piacere estratti del Corano senza comprenderli pienamente nel loro contesto. Non
è nemmeno ammissibile dire “l’Islam è semplice, il Profeta e i suoi nobili compagni erano
semplici, perché complicare l’Islam?”. Ciò è precisamente ciò che ha fatto Abu Al-Baraa’ AlHindi nel suo video online del luglio 2014, in cui dice: “Apri il Corano e leggi i versi che si
riferiscono al jihad e tutto sarà chiaro… tutti gli intellettuali mi dicono: ‘Questo è un obbligo
legale (fard), o questo non è un obbligo, e questo non è il tempo per il jihad’ … dimentica tutto,
leggi il Corano e saprai cos’è il jihad.’” Si dovrebbe però tener contro del fatto che il Profeta e i
suoi nobili Compagni certamente vivevano con lo stretto necessario, senza l’ausilio di
complicate tecnologie, ma erano ben più qualificati di noi nel discernimento, nella
giurisprudenza e nell’intelligenza, e che tuttavia solo un esiguo numero dei suoi compagni era
autorizzato ad emettere sentenze (fatwa). Dio dice nel Corano: “… Dì: ‘Sono forse uguali
coloro che sanno e coloro che non sanno?’..”’ (Al-Zumar, 39:9). Dio dice anche: “… Chiedete
dunque alle Genti del Ricordo, se non sapete” (Al-Anbiya’, 21:7); e: “… Se riferissero

6 Ibn Taymiyyah dice nel Majmu’ Al-Fatawa (Vol. 13, p. 341), ‘La tautologia nella lingua [araba] è rara e
nel Corano è ancora più rara se non addirittura inesistente’. Al-Raghib Al- Asfahani dice nel Mufradat
Al-Qur’an (p. 55), “Questo libro è seguito… da un libro che tratta dei sinonimi e delle loro sottili
differenze. In questo modo, l’unicità di ogni espressione può essere distinta da quella dei suoi
sinonimi” 6 Tafsir Al-Tabari (Vol. 9, p. 28).
7 Tafsir Al-Tabari (Vol. 9, p. 28).
6
all’Inviato e a quelli tra di loro che hanno l’autorità, comprenderebbero, coloro che sono
capaci di riflettere sulle cose …” (Al-Nisa’, 4:83). Quindi è chiaro che la giurisprudenza non è
semplice, e pochi possono esprimersi con autorevolezza a riguardo o emettere fatwa (editti
religiosi). Dio dice nel Corano: “… Ma solo le genti d’intelletto ricordano” (Al-Ra’d, 13:19). E
il profeta Muhammad disse: “Chiunque parla del Corano senza scienza, dovrebbe aspettarsi un
suo posto nel Fuoco”.8 E’ anche tempo di evitare di esprimersi con leggerezza dicendo “Essi
sono uomini e noi siamo uomini”; coloro che si esprimono così non hanno la stessa capacità di
comprendere e lo stesso discernimento dei nobili Compagni del Profeta né degli Imam tra pii
antenati (al-Salaf al-Saleh) cui essi si riferiscono.
4. Divergenza di opinione
Per quanto riguarda la divergenza di opinioni, ve ne sono di due tipi: uno da biasimare e uno
degno di lode. Per quello da biasimare, Dio dice nel Corano: “E coloro a cui donammo il Libro
non si divisero, se non dopo che giunse loro la prova chiara” (Al-Bayyinah, 98:4). Mentre
per quanto concerne quello degno di lode, Dio dice: “… Poi Dio, per Suo permesso, guidò
coloro che credettero verso quella parte di Verità sulla quale gli altri disputavano …” (AlBaqarah, 2:213). Questa è l’opinione espressa da Al-Imam Al- Shafi’i in Al-Risalah, dagli altri
tre Imam e da tutti i sapienti musulmani da più di un millennio.
Quando vi è una divergenza di opinioni tra i più eminenti sapienti del Corano, la scelta si deve
orientare sull’interpretazione più misericordiosa, che è da considerarsi la migliore. La severità
dovrebbe essere evitata tanto quanto l’idea stessa che la severità sia la misura della pietà. Dio
dice: “E segui il meglio di ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore…” (Al-Zumar, 39:55); e:
“Sii indulgente [verso le genti] con il perdono, e prescrivi la gentilezza, e allontanati dagli
ignoranti” (Al-A’raf, 7:199). Dio dice anche: “[Coloro] che ascoltano le parole [di Dio] e le
seguono per il meglio [del loro significato]. Questi sono coloro che Dio ha guidato, ed essi
sono le genti che colgono il nocciolo” (Al-Zumar, 39:18). In un Hadith autentico, viene
riportata la seguente frase di Aisha: “ogni qualvolta il Profeta si trovava di fronte a più di una
scelta, sceglieva sempre quella più agevole”.
9
L’opinione più severa non dev’essere considerata quella più devota, religiosa o sincera verso
Dio. In realtà, nella severità c’è il presupposto per l’esagerazione e l’estremismo. Dio dice nel
Corano: “… Dio desidera per voi la facilità e non la difficoltà…” (Al-Baqarah, 2:185). Inoltre
il Profeta ha detto: “Non siate severi con voi stessi per timore che Dio sia severo con voi. Alcuni
popoli furono severi con se stessi e Dio fu severo con loro”.
10 C’è in realtà delusione e vanità nella
severità, perché le persone severe dicono a se stesse “Sono severo. Chiunque sia meno severo
di me è inadeguato”; e aggiungono “Sono superiore rispetto a loro”. Questa è
un’interpretazione errata della volontà divina, e cioè che la rivelazione sia percepita come un
atto di Dio volto a rendere gli uomini infelici. Dio dice: “Ta Ha. Non ti abbiamo rivelato il
Corano affinché tu sia miserabile’ (Ta Ha, 20:1-2). Vale la pena notare che la maggior parte
di coloro che sono divenuti musulmani nel corso della storia lo hanno fatto a seguito di un
invito gentile (da’wah hasanah). Dio dice: “Chiama alla via del tuo Signore con saggezza e
buone esortazioni, e discuti con loro nel modo migliore. In verità il tuo Signore meglio
conosce chi devia dalla Sua via e meglio conosce chi è guidato’ (Al-Nahl, 16:125). Il Profeta
disse: “Siate gentili e guardatevi dalla violenza e dal linguaggio ingiurioso”.11 E sebbene l’Islam

8 Riportato da Al-Tirmidhi in Tafsir Al-Qur’an, n. 2950.
9 Riportato da Bukhari in Kitab al-Hudud, n. 6786, e da Muslim in Kitab al-Fada’il, n. 2327.
10 Riportato da Abu Dawud in Kitab Al-Adab, n. 4904.
11 Riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Adab, n. 6030.
7
si diffuse politicamente dall’Asia Centrale (Khorasan) al Nord Africa grazie alle conquiste
islamiche, la maggior parte degli abitanti di queste terre rimase cristiana per centinaia di anni,
fino a quando alcuni di loro a poco a poco accettarono l’Islam tramite il “gentile invito”, e non
tramite la severità o la coercizione. Di fatto, grandi nazioni e intere regioni divennero
musulmane senza atti di conquista, ma tramite l’invito (da’wah), come per esempio
l’Indonesia, la Malesia, l’Africa occidentale e orientale e altri ancora. La severità non è dunque
né una misura di pietà, né un’opzione valida per la diffusione dell’Islam.
5. Giurisprudenza pratica (fiqh al-waq’i)
Ciò che s’intende per “giurisprudenza pratica” è il processo di applicazione di sentenze della
Shari’ah e la capacità di applicarle a seconda delle situazioni e delle condizioni in cui le
persone vivono. Ciò si ottiene grazie alla conoscenza reale della realtà in cui le persone
vivono, e grazie alla capacità di individuare i loro problemi, difficoltà e capacità rispetto alle
loro condizioni di vita. La giurisprudenza pratica (fiqh al-waq’i) determina il modo in cui i
testi sono applicabili alla realtà di determinati popoli in momenti specifici, e sancisce quali
obblighi possano essere posticipati fino al momento in cui non vi siano la capacità o le
condizioni per soddisfarli. L’Imam Ghazali ha detto: “Riguardo alle questioni pratiche dettate
dalle necessità, non è una forzatura che lo sforzo indipendente di interpretazione (ijtihad)
possa condurre a esse [le questioni pratiche] anche senza una specifica fonte’.12 Ibn Qayyim
Al-Jawziyyah disse: “Di certo [il giurista] deve riuscire a comprendere la propensione della
gente per il complotto, l’inganno e la frode, in aggiunta alle loro usanze e tradizioni. Le
sentenze religiose (fatwa) cambiano con il mutare dei tempi, dei luoghi, dei costumi e delle
circostanze, e tutto questo è parte dalla religione di Dio, come già spiegato”.13
6. Uccidere gli innocenti
Dio dice nel Corano: “E non uccidere l’anima [la cui vita] Dio ha reso inviolabile, eccetto
che per una valida ragione…” (Al-Isra’, 17:33); e ; “Dì: “Venite, vi reciterò quello che il
vostro Signore ha reso per voi un sacro dovere, che non associate nulla a Lui, che siate ligi
verso i vostri genitori, e che non uccidiate i vostri figli per paura della povertà. Siamo Noi
a provvedere per voi e per loro. E anche che non vi avviciniate a nessun atto di lascivia,
manifesto o nascosto, e che non uccidiate la vita che Dio ha reso sacra, se non ne avete
diritto. Questo è ciò di cui vi ha reso responsabili affinché forse possiate comprendere’”.
(Al-An’am, 6:151). Uccidere un’anima, ogni anima, è haram (proibito e inviolabile sotto la
Legge Islamica), ed è anzi uno dei peccati più abominevoli (mubiqat). Dio dice nel Corano: “A
causa di ciò, Noi decretammo per i Figli di Israele che chiunque uccida un’anima per altro
motivo che per un’altra anima, o per una corruzione sulla terra, sarà come se avesse
ucciso l’umanità intera; e chiunque salvi la vita di uno, sarà come se avrà salvato
l’umanità intera. I Nostri Inviati sono già venuti con chiare prove, ma nonostante ciò
molti di loro sulla terra ancora commettono eccessi” (Al-Ma’idah, 5:32). Ma voi avete ucciso
molti innocenti, che non erano né combattenti né armati, solo perché non erano d’accordo con
le vostre opinioni.14

12 Al-Ghazali, Al-Mustasfa fi Usul Al-Fiqh, (Vol. 1, p. 420).
13 Ibn Qayyim Al-Jawziyyah, I’lam Al-Muqi’een ‘an Rabbil-‘Alamin, (Vol. 4, p. 157).
14 Il Profeta non uccise gli ipocriti che erano in disaccordo con lui, né permise che venissero uccisi. In
realtà il Profeta disse: “Che la gente non abbia a dire che Muhammad abbia ucciso i suoi compagni”,
riportato da Bukhari in Kitab Tafsir al-Qur’an, n. 4907, e da Muslim in Kitab al-Birr wal-Silah, n. 2584.
8
7. Uccidere gli emissari
E’ risaputo che tutte le religioni proibiscono l’uccisione degli emissari. Per emissari
intendiamo le persone inviate da un gruppo di una popolazione a un altro gruppo per un
nobile compito, quale può essere per esempio la riconciliazione o la trasmissione di un
messaggio. Gli emissari godono di una speciale inviolabilità. Ibn Masoud ha detto: “La Sunna
esprime il fatto che gli emissari non vengono mai uccisi”.15 I giornalisti, se sono onesti e
ovviamente se non sono spie, sono emissari di verità, poiché il loro lavoro è in generale
esporre la verità alle genti. Voi avete spietatamente ucciso i giornalisti James Foley e Steven
Sotloff, anche dopo che la madre di Sotloff ha cercato di intercedere con voi chiedendo pietà.
Gli operatori di soccorso sono anch’essi emissari di misericordia e di gentilezza, ma
ciononostante voi avete ucciso l’operatore David Haines. Ciò che avete fatto è
indiscutibilmente proibito (haram).
8. Il Jihad
Tutti i musulmani vedono la grande virtù nel jihad. Dio dice: “O voi che credete, che cosa
avete che non va, che quando vi si dice ‘avanzate decisi sulla via di Dio’ sprofondate
pesantemente a terra” (Al-Tawbah, 9:38); e: “E combattete sulla via di Dio coloro che vi
combattono, ma non siate aggressori; Dio non ama gli aggressori” (Al-Baqarah, 2:190); e
molti altri versetti. L’Imam Shafi’i, gli altri tre Imam e certo tutti i sapienti concordano che il
jihad è un dovere generale (fard kifayah) e non un dovere del singolo (fard ayn) perché Dio
dice: “tuttavia a ciascuno Dio ha promesso una ricompensa buona, e Dio ha favorito
coloro che combattono al di sopra di coloro che restano nelle loro case con una
ricompensa grande” (Al-Nisa’, 4:95). La parola “jihad” è un termine islamico che non può
essere applicato a conflitti armati contro altri musulmani; questo è un principio fermamente
stabilito. Inoltre, tutti i sapienti concordano che una condizione per l’adesione al jihad sia
l’approvazione da parte dei genitori. La prova di ciò è che un uomo si recò dal Profeta
chiedendogli il permesso di partecipare a una battaglia, richiesta cui il Profeta domandò: “I
tuoi genitori sono ancora vivi?”. L’uomo gli rispose: “Sì”. E il Profeta gli disse “Allora realizza il
jihad (sforzo) tramite (il servizio a) loro”.
16 In aggiunta, ci sono due tipi di jihad nell’Islam: il
jihad maggiore, che è il jihad (combattimento) contro il proprio ego; e il jihad minore, che è il
combattimento contro un nemico. Riguardo al jihad maggiore, il Profeta ha detto: “Siamo
tornati dal jihad minore al jihad maggiore”.
17 Se voi sostenete che questo hadith è debole o
apocrifo, la risposta è che la prova per questo principio è nel Corano stesso: “Non obbedire ai
miscredenti, ma combattili con esso in un combattimento grande [letteralmente: un
grande jihad].” (Al-Furqan, 25:52). L’espressione “Con esso” in questo versetto si riferisce al
Corano, che è “una cura per ciò che è nei petti” (Yunus, 10:57). Si comprende chiaramente
dal hadith nel quale il Profeta dice: “ ‘Volete che vi parli della migliore di tutte le azioni, il
migliore tra gli atti di pietà agli occhi del vostro Signore, che eleverà la vostra condizione
nell’Aldilà, che è migliore per voi dello spendere oro e carta, e migliore del impugnare le armi
contro il vostro nemico, colpendolo al collo e venendo da lui colpito al collo?’ Essi risposero: ‘Sì’.

15 Riportato dall’Imam Ahmad nel suo Musnad (Vol. 6, p. 306).
16 Riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Jihad, n. 3004.
17 Riportato da Al-Bayhaqi in Kitab al-Zuhd, (vol. 2, p. 165), e da Al-Khatib Al-Baghdadi in Tarikh
Baghdad (Vol. 3, p. 523).
9
Il Profeta allora disse: ‘Il ricordo di Dio’ ”.
18 Perciò il grande jihad è il jihad contro l’ego, e la sua
arma è il ricordo di Dio e la purificazione dell’anima. Inoltre, Dio ha chiarito la relazione tra le
due forme di jihad in un altro versetto: “O voi che credete, quando vi imbattete in un gruppo
schierato, mantenetevi saldi e ricordate molto Dio, affinché possiate essere vincenti.” (AlAnfal, 8:45). Mantenersi saldi è di conseguenza il jihad minore, e dipende dal grande jihad, che
è il jihad contro l’ego attraverso il ricordo di Dio e la purificazione dell’anima. In ogni caso, il
jihad è uno strumento di pace, salvezza e sicurezza, e non un fine in se stesso. Questo è chiaro
dalle parole di Dio: “Combatteteli finché non vi sia più sedizione, e la religione sia verso
Dio solo; se dovessero desistere, che non ci sia inimicizia, eccetto che verso i malvagi” (AlBaqarah, 2:193). Nel vostro messaggio del 4 Luglio 2014, avete detto: “Non c’è vita senza
jihad”. Forse avete basato questo sull’esegesi di Al-Qurtubi al versetto: “O voi che credete,
rispondete a Dio e al Messaggero quando Egli vi chiama a ciò che vi darà vita…” (Al-Anfal,
8:24). Il vero jihad certo vivifica il cuore. Tuttavia, può esserci vita anche senza jihad, poiché i
musulmani possono trovarsi in circostanze dove il combattimento non sia richiesto, e la storia
dell’Islam è piena di esempi in tal senso.
E’ chiaro che voi e i vostri combattenti siete senza paura e pronti a sacrificarvi nel vostro
intento per il jihad. Nessuna persona in buona fede che segua le vicende – amico o nemico –
potrebbe negare questo punto. Tuttavia un jihad senza una causa legittima, senza obiettivi
legittimi, finalità legittime, modalità legittime e intenzione legittima, è solo guerrafondaio e
criminale.
a. L’intenzione dietro al jihad
Dio dice: “e quell’uomo avrà solo ciò per cui avrà lottato” (Al-Najm, 53:39). La
Tradizione profetica riporta sull’autorità di Abu Musa Al-Ash’ari che un uomo venne dal
Profeta e disse: “Un uomo può combattere per zelo, per coraggio o per orgoglio. Quale di
questi è sulla via di Dio?” – Il Profeta rispose: “Chiunque combatta affinché prevalga la
Parola di Dio è sulla via di Dio”.
19 Il Profeta ha detto anche: “Il primo che sarà giudicato nel
Giorno della Risurrezione sarà l’uomo che è stato ucciso come martire. Egli verrà portato
innanzi e [Iddio] gli svelerà i suoi favori, ed egli li riconoscerà. Gli verrà chiesto: ‘Cosa hai
fatto con essi?’, al che l’uomo replicherà: ‘Ho combattuto per te fino a che sono stato ucciso’.
Ed Egli [cioè Dio] dirà: ‘Hai mentito. Tu hai combattuto così che venisse detto che sei stato un
uomo fiero, e così è stato.’ Gli verrà allora ordinato che sia trascinato sulla faccia e gettato
nel Fuoco …’.20
b. Il motivo dietro il jihad
Il motivo del jihad per i musulmani è combattere coloro che li combattono, non
combattere chiunque non li stia combattendo, né trasgredire contro chiunque non abbia
trasgredito contro di loro. Le parole di Dio nel consentire il jihad sono: “È concesso il
permesso a coloro che combattono per esser stati oggetto di un torto – veramente
Iddio è in grado di venire in loro soccorso; e a coloro che sono stati cacciati dalle loro
dimore senza alcun diritto e solo per aver detto ‘Dio è il nostro Signore’. Se Dio non

18 Riportato da Imam Malik in Al-Muwatta’; Kitab al-Nida’ Lissalah, n. 490, riportato anche da AlTirmidhi in Kitab al-Da’awat, e da Ibn Majah in Kitab al-Adab, n. 3790, e corretto da Al-Hakim in AlMustadrak (Vol. I, p. 673).
19 Riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Tawhid, n. 7458, e da Muslim in Kitab al-Imarah, n. 1904.
20 Riportato da Muslim in Kitab al-Imarah, n. 1905.
10
respingesse alcuni con altri, verrebbero distrutti i monasteri, le chiese, le sinagoghe e
le moschee dove molto viene invocato il Nome di Dio. Certamente Iddio soccorre coloro
che lo soccorrono; in verità Iddio è il Forte, il Possente”. (Al-Hajj, 22:39-40). Il jihad è
dunque legato esclusivamente alla sicurezza, alla libertà di religione, all’aver subito un
torto e all’essere stati cacciati dalla propria patria. Questi due versetti furono rivelati dopo
che il Profeta e i suoi compagni subirono tortura, assassinio e persecuzione per tredici
anni per mano degli idolatri. Non esiste assolutamente nulla come un jihad offensivo e
aggressivo motivato dal solo fatto che le persone abbiano una religione o un’opinione
diversa. Questa è la posizione che si trova in Abu Hanifa, negli Imam Malik e Ahmad e in
tutti gli altri sapienti compreso Ibn Taymiyyah, e con la sola eccezione di alcuni sapienti
della scuola Shafi’ita.21
c. L’obiettivo del jihad
Gli studiosi sono concordi riguardo all’obiettivo del jihad, poiché Iddio dice: “Combatteteli
finché non vi sia più sedizione, e la religione sia solo verso Dio; se poi desistono, che
non ci sia inimicizia, eccetto verso i malvagi” (Al-Baqarah, 2:193). Il Profeta inoltre ha
detto: “Mi è stato ordinato di combattere le genti finché dicano: ‘non c’è dio se non Iddio’,
quindi chiunque dica: ‘non c’è dio se non Iddio’ sarà salvo, lui stesso e i propri beni, eccetto
per quanto regolato dalla legge e il suo conto è presso Dio”.
22 Questo è l’obiettivo del jihad
qualora una guerra sia stata intrapresa contro i musulmani. Questi testi specificano la
forma che debba prendere la vittoria nel caso in cui i musulmani riescano a prevalere, e
che il motivo del jihad non dev’essere confusa con l’obiettivo del jihad; tutti i sapienti
concordano su questo punto. Il Hadith citato sopra si riferisce a un evento che ha già avuto
luogo ed è subordinato alle parole di Dio: “E’ Lui che ha inviato il Suo Messaggero con la
guida e la religione di verità, affinché Egli la faccia prevalere su ogni religione, e Iddio
è testimone sufficiente” (Al-Fath, 48:28). Questo evento ebbe luogo nella Penisola Arabica
al tempo del Profeta, poiché Dio dice: “ … così possiate ammonire la Madre delle Città
(Umm al-Qura) e quelle circostanti…” (Al-An’am, 6:92); e: “O voi che credete,
combattete coloro tra i miscredenti che vi sono vicini…” (Al-Tawbah, 9:123). Il Profeta
ha detto anche: “Tenete lontana l’idolatria dalla penisola araba”23. Come avrebbe potuto
non manifestarsi questo quando Dio promette al Profeta “E’ Lui che ha inviato il Suo
Messaggero con la guida e con la religione di verità, affinché Egli la faccia prevalere
su ogni religione, e Dio è testimone sufficiente, sebbene gli associatori provino, per
questo, avversione” (Al-Fath, 48:28). Il luogo cui qui ci si riferisce non può che essere la
Penisola Arabica, dal momento che si tratta di ciò che accadde durante la vita del Profeta .
In ogni caso, se coloro che conducono il jihad si accorgono che ciò è nel migliore interesse
dei musulmani, è lecito cessare il combattimento, anche se questo il suo obiettivo non
fosse stato raggiunto, poiché Dio dice: “se poi essi desistono, non ci sia inimicizia,
eccetto verso i malvagi” (Al-Baqarah, 2:193). Le circostanze e gli eventi di Sulh alHudaybiyah ne sono una prova.
d. Le regole di condotta del jihad

21 Cfr. Ahkam al-Harb fi-l-Islam di Wahbi Al-Zuhayli.
22 Riportato da Bukhari in Kitab al-Jihad n. 2946
23 Riportato da Bukhari nel suo Sahih, Kitab al-Jihad, n. 3053, e da Muslim nel Kitab al-Wasiyyah, n.
1637
11
Le regole per condurre il jihad sono sintetizzate nelle parole del Profeta Muhammad:
“Muovete guerra ma non siate severi, non siate infidi, non mutilate o uccidete bambini …”.
24
Il Profeta il giorno della Conquista di Mecca disse anche: “Coloro che si ritirano non devono
essere uccisi, coloro che sono stati colpiti non devono subire altri danni, e chiunque si chiuda
in casa dietro la sua porta, è al sicuro”.
25 Similmente, quando Abu Bakr al-Siddiq riunì un
esercito e lo inviò in Oriente, disse: “Troverete popoli che hanno consacrato se stessi in
monasteri, lasciateli nella loro devozione. Troverete anche altri le cui teste sono abitate dai
diavoli (riferendosi a guerrieri armati26), questi colpiteli alla gola. Tuttavia non uccidete gli
anziani e gli infermi, le donne e i bambini; non distruggete gli edifici; non devastate la
vegetazione né fate del male al bestiame senza un buon motivo; non bruciate né gettate in
acqua le palme; non siate malvagi; non mutilate; non agite da vigliacchi, e non
saccheggiate. E in verità Dio sosterrà quelli che sostengono Lui e i Suoi Messaggeri, pur
non vedendoLo. In verità Iddio è il Forte, il Possente”.
27
In merito all’uccisione dei prigionieri, è proibito dalla Legge Islamica. Tuttavia avete ucciso
molti prigionieri compresi i 1700 reclusi di Camp Speicher a Tikrit nel giugno 2014; i 200
prigionieri al campo di Sha’er nel luglio 2014; i 700 prigionieri della tribù di Sha’etat a
Deir el-Zor (600 dei quali erano civili inermi); i 250 prigionieri della base aerea di Tabqah
ad Al-Raqqah nell’agosto 2014; soldati Curdi e Libanesi, e molti altri di cui non è stato
riferito e che Dio solo conosce. Questi sono efferati crimini di guerra.
Se reclamate che il Profeta uccise dei prigionieri in alcune battaglie, rispondiamo che in
realtà ordinò che fossero uccisi soltanto due prigionieri, nella battaglia di Badr, Uqbah ibn
Abi Mu’ayt e Nadr ibn Al-Harith. Si trattava di comandanti e criminali di guerra, e
l’esecuzione di criminali di guerra è consentita per chi detiene il comando. Lo stesso fece
Saladino dopo la conquista di Gerusalemme, ed egualmente gli Alleati durante i tratti di
Norimberga dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma per quanto riguarda le decine di
migliaia di prigionieri che si trovarono sotto la giurisdizione del Profeta in 10 anni e 29
battaglie, non fece giustiziare mai un solo soldato semplice; al contrario, verificava che
fossero trattati con gentilezza28. Il Decreto Divino relativo a prigionieri e detenuti di
guerra è nelle parole di Dio : “in seguito [lasciateli liberi] graziandoli o sotto riscatto…”
(Muhammad, 47:4). Dio comandò che i prigionieri e i detenuti di guerra venissero trattati
con dignità e rispetto: “Ed essi donano il cibo, per amor Suo, al bisognoso, all’orfano e
al prigioniero” (Al-Insan, 76:8). Senza dubbio la Sunna più autentica del Profeta in merito
è il perdono e l’amnistia, come fu dimostrato durante la Conquista di Mecca quando il
Profeta disse: “Io vi dico come disse Giuseppe mio fratello: ‘Non vi sarà alcun rimprovero per
voi in questo giorno’. Andate, poiché siete liberi!”.
29
Tra i princìpi più importanti circa le norme di comportamento nel jihad è infine che
soltanto i combattenti possano essere uccisi; le loro famiglie e chi non combatte non
dovrebbero essere intenzionalmente uccisi. Se domandaste allora della circostanza in cui
al Profeta fu domandato riguardo a donne e persone che si trovavano nei paraggi ed erano

24 Riportato da Muslim in Kitab al-Jihad, n. 1731, e da Al-Thirmidhi in Kitab al-Diyyat, n. 1408.
25 Riportato da Ibn Abi Shayba in Al-Musannaf (Vo. 6, p. 498).
26 Si trattava di monaci guerrieri combattenti
27 Riportato da Al-Bayhaqi in Al-Sunan Al-Kubra (vol. 9, p. 90) e da Al-Marwazi in Musnad Abi Bakr, n.
21
28 Riportato da Ibn Abdullah in Al-Isti’ab (vol. 2, p. 812)
29 Riportato da Al-Bayhaqi in Al-Sunan Al-Kubra, (vol. 9, p. 118); cf. Fayd Al-Qadeer Sharb al-Jami’ alSagheer, (Vol. 5, p. 171).
12
stati uccisi insieme ad idolatri ed egli allora rispose “erano dei loro”,
30 questo Hadith si
riferisce all’uccisione accidentale di innocenti e in nessun modo indica che l’uccisione
intenzionale di innocenti, come nel caso di bombardamenti, sia permessa. Quanto alle
parole di Dio: “… e sii duro con loro…” (Al-Tawbah, 9:73) e “… e fa che trovino durezza in
te…” (Al-Tawbah, 9:123), riguarda la circostanza della guerra, non quando essa è conclusa.
9. Dichiarare qualcuno non musulmano (takfir).
Alcuni malintesi riguardo al takfir sono il risultato dell’esagerazione di alcuni studiosi Salafiti
in materia di takfir (dichiarare qualcuno non-musulmano), e del loro eccedere in quello che
Ibn Taymiyyah e Ibn Al-Qayyim hanno detto riguardo a numerosi aspetti chiave della
questione. In breve, il takfir può essere sintetizzato correttamente nel modo seguente:
a. Essenzialmente, nell’Islam chiunque dica “Non c’è dio se non Iddio; Muhammad è
l’Inviato di Dio” è un musulmano e non può essere dichiarato non musulmano. Iddio ha
detto: “O voi che credete, quando avanzate sulla via di Dio, applicate il
discernimento e non dite a chi vi offre la pace ‘tu non sei un credente’, per il
desiderio dei beni transitori della vita in questo mondo. Presso Dio vi è bottino in
abbondanza. Voi stessi eravate così prima, ma Dio vi ha dato grazia. Dunque
abbiate discernimento. Certamente Dio conosce sempre quel che fate” (Al-Nisa’,
4:94). Il significato di “usate il discernimento” nel versetto qui citato è quello di
chiedere loro: “Siete musulmani?”, dove la risposta dev’essere presa come tale senza
iniziare metterla in discussione o volerla verificare. Il Profeta Muhammad ha detto:
“Guai a voi! State accorti! Dopo la mia morte, non tornate a essere non credenti,
colpendovi alla gola l’uno con l’altro”.
31 Il Profeta ha detto anche: “…quindi chiunque
dica: ‘non c’è dio se non Iddio’ sarà salvo, lui stesso e i propri beni, eccetto per quanto
regolato dalla Legge, e il suo conto è presso Dio”.
32 Ibn Omar e Sayda Aisha hanno detto
anche: ‘Dichiarare le genti della Qibla non musulmani, non è consentito’.33
b. Questo argomento è della massima importanza perché viene usato per giustificare lo
spargimento di sangue di musulmani, la violazione della loro sacralità e l’usurpazione
dei loro beni e diritti. Iddio dice: “E chiunque uccida deliberatamente un credente, il
suo compenso sarà l’inferno, in cui rimarrà in eterno, e Dio farà cadere su di lui la
Sua collera e lo maledirà in eterno, e ha preparato per lui un castigo violento” (AlNisa’, 4:93). Il Profeta poi ha detto: “Chiunque dica al suo fratello: ‘O miscredente’,
ebbene ha detto di certo la verità riguardo a uno dei due”
34. Dio ha ammonito
dall’accusare altri di politeismo e dal levare contro essi la spada; Egli ha detto: “… E
però, se stanno lontani da te e non ti combattono, e ti offrono pace, Iddio non ti dà
alcun permesso di combattere contro di loro.” (Al-Nisa’, 4:90). Il Profeta stesso ha
messo in guardia dall’accusare qualcuno di politeismo; ha infatti detto: “Chi che temo
maggiormente per voi è chi ha letto il Corano… poi l’ha smentito e lasciato alle proprie
spalle, e che impugna la spada contro il proprio vicino e lo accusa di politeismo”.35

30 Riportato da Muslim in Kitab al-Jihad, n. 1745
31 Riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Maghazi, n. 4403, e da Muslim in Kitab al-Iman, n. 66.
32 Riportato da Bukhari in Kitab al-Jihad n. 2946
33 Come riportato in Majma’ Al-Zawa’id di Al-Hafiz Al-Haythami (vol. I, p. 106)
34 Riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Adab, n. 6104.
35 Riportato da Ibn Habban nel suo Sahih (Vol. I, pag. 282).
13
Non è consentito uccidere nessun musulmano (né in realtà nessun essere umano), che
sia disarmato e non stia combattendo. Usamah Ibn Zayd narra di quando, dopo che gli
fu capitato di uccidere un uomo che aveva detto ‘Non vi è dio se non Iddio’: “Il Profeta
chiese: “Ha detto ‘non vi è dio se non Iddio’ e tu l’hai ucciso!?’ E io risposi: ‘O Inviato di
Dio, lo aveva detto soltanto per il timore delle armi’. Egli allora disse: ‘E tu hai visto nel
suo cuore per sapere con quale intenzione lo avesse detto?’ ”.
36
Recentemente Shaker Wahib, che era affiliato con ciò che era noto a suo tempo come lo
Stato Islamico in Iraq e nel Levante (ISIL), è apparso su un video di YouTube che lo
mostrava mentre fermava dei civili disarmati che si dichiaravano musulmani. Egli
allora ha iniziato con il chiedere loro il numero di prosternazioni (rak’at) relativo a
specifiche preghiere. Avendogli questi risposto in modo errato, li ha uccisi.
37 Questo è
assolutamente proibito sotto la legge islamica ed è un crimine efferato.
c. Le azioni che gli uomini compiono sono strettamente legate alle loro intenzioni. Il
Profeta ha detto: “Le azioni non valgono che per le loro intenzioni, e per ognuno la
ricompensa sarà in base a all’intenzione che aveva…”.
38 Inoltre, Dio dice: “Quando gli
ipocriti vengono a te, dicono: ‘Testimoniamo che tu sei veramente l’Inviato di Dio’.
E Dio sa che tu sei in verità il Suo Inviato, e Dio è testimone che gli ipocriti sono in
verità mentitori” (Al-Munafiqun, 63:1). Dio così descrive le parole degli ipocriti
riguardo al messaggio del Profeta – un fatto indiscutibile – come menzogne, poiché la
loro intenzione mentre lo affermano è menzognera, anche se formalmente dichiarano
il vero. Si tratta di una menzogna poiché pronunciano con le loro lingue una verità che
Dio sa che i loro cuori rifiutano. La miscredenza richiede quindi l’intenzione della
miscredenza, e non soltanto parole o fatti di cui non si ha coscienza. Non è ammissibile
accusare nessuno di miscredenza senza la prova che vi sia un’intenzione di
miscredenza. Né è possibile accusare qualcuno di non essere musulmano senza avere
la certezza che abbia quella chiara intenzione. Dopo tutto, è possibile che tale persona
sia in stato di coercizione, o che sia ignorante o che non sia sana di mente, o intenda
qualcosa d’altro. È anche possibile che abbia inteso male qualche questione particolare.
Dio dice: “Chiunque rinneghi la fede dopo aver creduto, eccetto chi sia costretto, ma
il cui cuore sia saldo nella fede, ma colui che apre il suo petto alla miscredenza, su
di uno simile sarà la collera di Dio, e per costoro ci sarà un grande castigo” (AlNahl, 16:106).
E’ proibito interpretare le implicazioni degli atti di una persona; soltanto la persona
stessa, uomo o donna che sia, può interpretare i propri atti, soprattutto quando c’è
divergenza d’interpretazione tra i musulmani riguardo un particolare atto. È
altrettanto proibito dichiarare altri non-musulmani (takfir) basandosi su qualunque
questione su cui c’è differenza di interpretazione tra i sapienti musulmani delle varie
scuole. La miscredenza riguarda solo gli individui rispetto alle loro intenzioni nelle
azioni. Dio dice: “Nessuna anima sarà caricata del peso di un’altra” (Al-Zumar,
39:7). Infine, è proibito accusare di non essere musulmano chi non voglia dubitare
della non miscredenza di altri, o che non intendano accusare altri di miscredenza.

36 Riportato da Muslim in Kitab al-Iman, n. 96. Un’altra versione recita: “Lo hai ucciso dopo che aveva
detto ‘Non vi è dio se non Iddio”. Gli risposi: “stava solo cercando di salvarsi”. [Il Profeta] continuò a
ripetere quello che aveva detto …”, riportato da Al-Bukhari in Kitab al-Maghazi, n. 4369.
37 Video pubblicato su YouTube nel giugno 2014
38 Riportato da Al-Bukhari in Kitab Bad’ al-Wahi, n.1; riportato anche da Muslim in Kitab al-Imarah,
n.1907.
14
Il motivo per cui abbiamo discusso questo punto così in dettaglio è il fatto che avete
distribuito i trattati di Muhammad bin Abdel-Wahhab appena avete raggiunto Mosul e
Aleppo. In ogni caso, i sapienti – inclusi Ibn Taymiyyah e Ibn al Qayyim Al-Jawziyyah –
distinguono tra le azioni di un miscredente (kafir) e il dichiarare persone non
musulmane (takfir). Anche se un uomo compisse atti che avessero elementi di
miscredenza, questo non comporta necessariamente che tale persona debba esser
giudicata come miscredente, per le ragioni argomentate sopra. Al-Dhahabi39 riporta
che il suo maestro, Ibn Taymiyyah, usava dire verso la fine della sua vita: “Io non
dichiaro nessun membro della Ummah non musulmano … il Profeta ha detto: ‘Chiunque
mantenga la sua abluzione è un credente’, quindi chiunque compia le sue preghiere
dopo aver fatto le abluzioni è un musulmano”.
Questo è un punto cruciale: il Profeta ha detto: ‘Un errore di sottile associazione [ovvero
di dare a Dio degli associati] è quando un uomo sta in piedi per la preghiera e si fa bello
nella preghiera per coloro che lo guardano’
40. Ha quindi descritto l’ostentazione nella
preghiera come “sottile associazione (shirk)”, che è una forma di shirk minore. Questo
shirk minore, in cui possono cadere molti praticanti, non è equiparato allo shirk
maggiore e non può portare al takfir o a essere banditi dall’insieme della comunità
islamica. Eccetto i Profeti e i Messaggeri, ogni altra persona adora Dio secondo le sue
capacità, e non come Iddio merita. Dio dice: “Essi non hanno considerato Dio nella
Sua giusta misura…” (Al-An’am, 6:91); e anche: “Ti chiederanno riguardo allo
Spirito. Dì: ‘Lo Spirito procede dall’Ordine del mio Signore. E non vi è stata data che
poca scienza’” (Al-Isra’, 17:85). Ciononostante, Dio accetta una tale adorazione. Gli
uomini non sono in grado di concepire Dio poiché “Non vi è nulla di simile a Lui…”
(Al-Shura, 42:11); e: “Gli sguardi non lo raggiungono, me Egli raggiunge tutti gli
sguardi…” (Al-An’am, 6:103). Nulla si può conoscere di Lui eccetto ciò che Egli ha
rivelato con una rivelazione (al-wahi) o ciò che Egli ha impartito al Profeta
Muhammad: “Egli getta lo Spirito del Suo ordine su chiunque Egli vuole tra i Suoi
servi…” (Al-Ghafir, 40:15). Come può allora dunque qualcuno alzare la spada contro
altri soltanto perché egli o ella crede che essi non adorino Dio come Egli merita?
Nessuno adora Dio come Egli merita se non con il Suo permesso. Più
fondamentalmente, la questione dello shirk tra gli Arabi sembra essere fonte di
controversia secondo le parole del Profeta: “Il diavolo ha perso speranza che gli abitanti
della penisola arabica gli rendano culto, se non gettando discordia tra di loro”.41
10. Le genti del Libro.
Riguardo agli arabi cristiani, avete offerto loro tre possibilità: la jizyah (tassa di
compensazione), la spada o la conversione all’Islam. Avete coperto di rosso le loro case,
distrutto le loro chiese e, in alcuni casi, ne saccheggiato le abitazioni e le proprietà. Avete
ucciso alcuni di loro e costretto altri ad abbandonare le loro case con null’altro che la propria
vita e gli abiti che avevano indosso. Questi cristiani non sono combattenti contro l’Islam o
trasgressori nei suoi confronti; essi sono senza dubbio amici, vicini e concittadini. Secondo la
prospettiva legale della Shari‘ah rientrano tutti quanti sotto la giurisdizione di accordi datati
circa 1400 anni, e le condizioni del jihad a loro non si applicano. Alcuni dei loro antenati
hanno combattuto fianco a fianco all’esercito del Profeta contro i Bizantini, e sono stati

39 Siyar A’lam Al-Nubala di Al-Dhahabi (vol. 11, p.393)
40 Riportato da Ibn Majah, Kitab al-Zuhd, n. 4204.
41 Riportato da Muslim in Kitab Sifat al-Qiyamah wal-Jannah wal-Nar, n. 2812.
15
cittadini dello Stato di Medina fin da quei tempi. Altri rientrano sotto la giurisdizione di
accordi garantiti loro da Omar ibn Al-Khattab, Khalid ibn Al-Walid, gli Umayyadi, gli Abbasidi,
gli Ottomani e i loro rispettivi Stati. In breve, essi non sono stranieri in queste terre, ma al
contrario sono tra i popoli nativi di quelle terre fin dai tempi pre-islamici; essi non sono
nemici, ma amici. Durante gli ultimi 1400 anni hanno difeso le loro terre contro i Crociati, i
colonialisti, Israele e in numerose altre guerre: come potete dunque trattarli ora da nemici?
Dio dice nel Corano: “Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro
che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle
vostre case, poiché Dio ama i giusti” (Al-Mumtahanah, 60:8).
Per quanto riguarda la jizyah, la Shari‘ah (Legge islamica) ne contempla due tipologie. La
prima è quella che viene riscossa mentre i soggetti sono “facilmente sottomessi.” Ciò si
applica a coloro che hanno combattuto contro l’Islam, come si evince dalle parole di Dio:
“Combattete coloro che non credono in Dio né nell’ultimo giorno, e che non vietano quello
che Dio e il Suo Inviato hanno vietato, né praticano la religione della verità, tra coloro che
hanno ricevuto la Scrittura, fino a quando non versino il tributo jizyah, e siano facilmente
sottomessi” (Al-Tawbah, 9:29). Come viene chiarito in un versetto precedente di questa Surah
(capitolo del Corano), coloro cui questo versetto si riferisce sono quelle fazioni che hanno per
prime attaccato i Musulmani: “Non combatterete forse contro gente che ha violato i
giuramenti e cercato di scacciare l’Inviato, e son loro che vi hanno attaccato per primi? Li
temerete? Dio ha ben più diritto di essere temuto, se siete credenti” (Al-Tawbah, 9:13).42 La
seconda tipologia di jizyah viene prelevata da coloro che non hanno condotto una guerra
contro l’Islam; viene prelevata al posto della zakat (che solo i musulmani sono tenuti a
versare e che in percentuale è più consistente della jizyah) tramite un mutuo accordo e senza
durezza. Omar ibn Al-Khattab acconsentì a chiamarla “elemosina” (sadaqah). La jizyah viene
poi depositata nel tesoro di Stato e distribuita tra i cittadini, inclusi i cristiani bisognosi, come
Omar stesso fece durante il suo califfato.43
11. Gli Yazidi
Avete combattuto gli Yazidi sotto la bandiera del jihad, ma essi non hanno mai combattuto né
voi né i musulmani. Li considerate satanisti e offrite loro la scelta tra l’essere uccisi o
convertirsi a forza all’Islam. Avete ucciso migliaia di loro e li avete sepolti ammassati in fosse
comuni. Avete causato la morte e la sofferenza a centinaia di loro. Se non fosse stato per
l’intervento americano e curdo, decine di migliaia dei loro uomini, donne, bambini e anziani
sarebbero stati uccisi. Questi sono crimini abominevoli. Secondo la prospettiva legale della
Shari‘ah essi sono dei Magi, poiché il Profeta ha detto: “Trattateli così come trattate le Genti del
Libro”,
44 e dunque essi sono Genti del Libro. Dio dice: “In verità coloro che credono, i Giudei,
i Sabei, i Cristiani, i Magi e gli associatori, Certamente, nel Giorno della Resurrezione, Dio
giudicherà tra coloro. In verità Dio è testimone di ogni cosa” (Al-Hajj, 22:17). E anche nel

42 Al-Tabari dice nel suo Tafsir (Vol. 6, p. 157): ‘Nella parola divina “Combattete coloro che non credono
in Dio e nell’Ultimo Giorno…” non c’è alcuna negazione del significato del perdono e dell’amnistia… Se
essi accettano di essere sottomessi e di pagare la jizyah dopo il combattimento, è permesso disporre
che essi siano perdonati, per il tradimento o per i giuramenti che avevano pianificato di rompere, fin
tanto che non vi fanno la guerra con lo scopo di non pagare la jizyah, o se rifiutano di osservare le leggi
che li riguardano’.
43 I giuristi consentono che sia esentato dal pagamento della jizyah chi di loro si unisca all’esercito
musulmano, come accadde al tempo di Omar ibn Al-Khattab.
44 Riportato dall’Imam Malik in al-Muwatta’, nel Kitab al-Zakat, n. 617, e da Al-Shafi’i nel suo Musnad, n.
1008.
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caso voi dubitaste che essi siano veramente da annoverare tra le Genti del Libro, seguendo la
prospettiva legale della Shari‘ah molti sapienti delle prime generazioni di musulmani li
considerarono come Magi, sulla base del hadith menzionato. Gli Umayyadi considerarono
anche gli indù e i buddhisti come dhimmi. Al-Qurtubi disse: “Al-Awza’i disse: ‘La Jizyah viene
prelevata tra coloro che adorano gli idoli e il fuoco, così come tra i non credenti e gli agnostici.’
C’è inoltre anche la posizione malikita, poiché il parere dell’Imam Malik era che la Jizyah
venisse prelevata da tutti gli adoratori degli idoli e i miscredenti, che fossero arabi o non
arabi… eccezion fatta per gli apostati.”
45
12. La Schiavitù
Nessun sapiente dell’Islam discute sul fatto che una della finalità dell’Islam è quella di abolire
la schiavitù. Dio dice: “E cosa ti farà comprendere qual è l’ostacolo? Liberare uno schiavo, o
dare cibo in un giorno di carestia” (Al-Balad, 90:12-14); e anche: “dunque (la pena per loro
è) liberare uno schiavo prima di toccarsi l’un l’altro” (Al-Mujadilah, 58:3). La Sunnah del
Profeta Muhammad è quella per cui egli liberò tutti gli schiavi, uomini e donne, che erano in
suo possesso o che gli erano stati dati.
46 Per oltre un secolo i musulmani, così come il mondo
intero, sono stati uniti nella proibizione e nella criminalizzazione della schiavitù, il cui
raggiungimento ha rappresentato una pietra miliare nella storia dell’umanità. Il Profeta disse
riguardo al pre-islamico “Patto dei Virtuosi” (hilf al-fudul), al tempo della Jahiliyyah: ‘Se mi
fosse stato chiesto di rispettarlo nell’Islam, avrei acconsentito’.47 Dopo un secolo di consenso tra
i musulmani sulla proibizione della schiavitù, voi l’avete violato; avete preso delle donne come
concubine, e così facendo avete riportato sulla terra lo scontro e la sedizione (fitnah), la
corruzione e la lascivia. Avete resuscitato qualcosa verso cui la Shari’ah aveva
instancabilmente lavorato per eliminarlo, e che è stato considerato proibito dal consenso dei
sapienti per oltre un secolo. Tutti i musulmani del mondo sono senza alcun dubbio di certo
sostenitori delle leggi contro la schiavitù. Dio dice: “… E rispettate il patto, poiché ve ne
verrà chiesto conto” (Al-Isra’, 17:34). Ricade su di voi la responsabilità di questo grande
crimine, così come tutte le reazioni che ciò potrà comportare in sfavore dei musulmani.
13. Costrizione e coercizione
Dio dice: “Tu non sei il loro sorvegliante” (Al-Ghashiyah, 88:22); e anche: “Non c’è
costrizione nella religione, e la rettitudine si distingue chiaramente dall’errore” (AlBaqarah, 2:256); e: “Se il tuo Signore avesse voluto, avrebbero fede tutti coloro che sono
sulla terra. Sei tu forse chi li costringe affinché siano credenti? ” (Yunus, 10:99); e: “La
verità proviene dal vostro Signore: chi vuole lasciate che creda e chi non vuole lasciate
che neghi” (Al-Khaf, 18:29); e anche: “A voi la vostra religione, a me la mia” (Al-Kafirun,
109:6).
Si sa che il versetto “Non c’è coercizione nella religione” è stato rivelato dopo la conquista di
Mecca, e di conseguenza nessuno potrebbe obiettare che sia stato abrogato. Voi avete
costretto le genti a convertirsi all’Islam così come avete costretto i musulmani ad accettare le
vostre vedute. Costringete chiunque viva sotto il vostro controllo in ogni questione, grande o

45 Tafsir di Al-Qurtubi (Vol. 8, p. 110).
46 Cfr. Al-Bidayah wal-Nihayah di Ibn Kathir (Vol. 5, p. 284) nel quale si dice: ‘Il Profeta liberò gli
schiavi, uomini e donne… e quando il Profeta morì, tra la sua eredità non c’era alcuno schiavo.’
47 Ma’rifat as-Sunan wa Al-Athar, Bayhaqi (Vol. 11, p. 135); As-Sunan Al-Kubra, Bayhaqi (Vol. 6, p. 596);
Sirah Ibn Hisham (Vol. 1, p. 266).
17
piccola, persino in questioni che riguardano soltanto il rapporto interiore tra l’uomo e Dio. In
al-Raqqa, Deir el-Zor e in altri luoghi sotto il vostro controllo, gruppi armati che si fanno
chiamare “al-hisbah” compiono le loro ronde, prendendo le persone per verificare la loro
conformità, come se fossero stati assegnati da Dio per far applicare i suoi comandamenti.
Tuttavia nessuno dei Compagni ha fatto questo. Questo non corrisponde all’invitare al bene e
distogliere dal male; questo è piuttosto coercizione, assalto e intimidazione costante su
soggetti scelti casualmente. Se Dio avesse voluto questo, li avrebbe costretti fin nei più piccoli
dettagli della Sua religione. Dio dice: “Non hanno realizzato coloro che credono che se Dio
avesse voluto avrebbe guidato l’umanità intera?” (Al-Ra‘d, 13:31), e: “Se volessimo, Noi
faremmo scendere dal cielo un segno per loro di fronte al quale i loro ginocchi
resterebbero piegati” (Al-Shu‘ara’, 26:4).
14. Le donne
A dire le cose in maniera breve, voi trattate le donne come si trattano dei detenuti o dei
prigionieri: vestono secondo i vostri capricci, non sono autorizzate a lasciare le loro case e
nemmeno ad andare a scuola. E questo nonostante il Profeta abbia detto: “La ricerca della
conoscenza è un dovere per ogni musulmano”,
48 e nonostante che la prima parola rivelata del
Corano sia: “Leggi”. Non è nemmeno consentito loro lavorare o guadagnarsi da vivere, non
possono muoversi liberamente e vengono costrette a sposare i vostri combattenti. Dio dice: “O
uomini, temete il vostro Signore che vi ha creato da un’anima unica, e ha creato da essa la
sua compagna, e da loro due ha tratto molti uomini e donne; e temete Dio in nome del
quale reclamate diritti l’uno sull’altro e rispettate i legami di sangue. In verità Dio verso
di voi è un osservatore attento” (Al-Nisa’, 4:1). E il Profeta ha detto “Trattate bene le
donne.”
49
15. I bambini
Avete coinvolto i bambini nella guerra e nell’uccidere. Alcuni prendono in mano le armi e altri
giocano con le teste mozzate delle vostre vittime. Alcuni bambini sono stati gettati in mezzo al
combattimento, uccidono o vengono uccisi. Nelle vostre scuole alcuni vengono torturati e
forzati secondo i vostri comandi, e per altri c’è l’esecuzione. Questi sono crimini contro
innocenti così giovani da non essere ancora moralmente responsabili. Dio dice: “Cosa avete
che non va, che non combattete sulla via di Dio e in favore degli uomini oppressi, donne e
bambini che dicono ‘O Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua; concedici da
parte Tua un protettore, concedici da parte Tua un soccorritore’?” (Al-Nisa’, 4:75).
16. Hudud (Pene legali)
Le pene legali (hudud) sono fissate nel Corano e negli Hadith e sono senza dubbio obbligatorie
per la Legge islamica. Tuttavia, non possono essere applicate senza chiarezza, avvertimento,
esortazione e in presenza di prove. Non possono inoltre essere applicate con crudeltà. Per
esempio, il Profeta rifiutò le pene legali hudud in alcune circostanze e, come è ben noto, Omar
ibn Al-Khattab le sospese durante una carestia. In tutte le scuole di giurisprudenza, le pene
legali hudud sono definite con procedure chiare, devono essere applicate con misericordia e le
condizioni per la loro applicazione rendono di fatto difficile che vengano applicate di fatto.

48 Riportato da Ibn Maja, n. 224, e da Al-Tabarani in al-Mu’jam al-Kabir (10/195).
49 Riportato da Al-Bukhari nel Kitab al-Nikah, n. 5186; e da Muslim nel Kitab al-Rida’, n. 1468.
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Inoltre, dubbi e sospetti le scongiurano; se per esempio ci fosse anche un solo dubbio,
qualsiasi esso sia, l’hudud non può essere applicata. Le pene legali non si possono poi
applicare a coloro che sono in stato di bisogno, di privazione o che sono indigenti. Non è
previsto alcun hudud per il furto di frutta o verdura, o per la sottrazione di una somma
qualsiasi essa sia. Vi siete precipitati ad applicare le hudud, ma in realtà il coscienzioso fervore
religioso rende l’applicazione delle pene legali hudud qualcosa di molto difficile, e solo con
l’onere fondamentale di avere delle prove chiare a carico.
17. Tortura
I vostri prigionieri e alcuni di coloro che erano sotto il vostro controllo hanno riferito che li
torturate e li terrorizzate, con percosse, omicidi e svariate forme di tortura, incluso arderli da
vivi. Ne avete decapitati con il coltello, cosa che è una delle forme più crudeli di tortura,
proibita dalla Legge islamica (Shari’ah). Nelle uccisioni di massa che avete compiuto,
anch’esse proibite dalla Legge islamica (Shari’ah), i vostri combattenti deridono coloro che
stanno per uccidere annunciando loro che verranno abbattuti come pecore, belando e poi di
fatto li macellano come se fossero pecore. I vostri combattenti non sono nemmeno soddisfatti
dal semplice uccidere, ma vi vogliono aggiungere l’umiliazione, lo svilimento e la derisione.
Dio dice: “O voi che credete, che nessuno derida qualcun altro, chissà infatti che questi
non siano migliori di quelli…” (Al-Hujurat, 49:11).
18. Mutilazioni
Non soltanto avete mutilato i cadaveri, ma avete affisso le teste decapitate delle vostre vittime
su punte e su aste, o le avete prese a calci come se fossero delle palle da gioco, e avete
mostrato tutto questo al mondo durante la Coppa del Mondo di calcio, uno sport questo che è
ammissibile in linea di principio nell’Islam e che permette alle persone di alleviare lo stress e
dimenticare i loro problemi. Avete deriso i cadaveri e le teste mozzate, diffondendo questi atti
su internet dalle basi militari che avete invaso in Siria. Con questi vostri barbari gesti, che
pretendereste essere per il bene dell’Islam, avete fornito ampie munizioni a tutti coloro che
vorrebbero sostenere che l’Islam è barbaro. Avete dato al mondo un’arma con cui combattere
l’Islam, laddove in realtà l’Islam è assolutamente innocente di questi vostri atti e li proibisce.
19. Attribuire crimini a Dio nel nome dell’umiltà
Dopo aver legato al filo spinato i soldati siriani della 17ma divisione nel Nord Est della Siria,
avete mozzato le loro teste con lame, e postato un video che riprende tutto questo su internet:
“Siamo i vostri fratelli, i soldati dello Stato Islamico. Dio ci ha favorito con la Sua grazia e la
vittoria conquistando la 17ma Divisione; una vittoria e un favore che vengono da Dio.
Prendiamo rifugio in Dio dalla nostra forza e dal nostro potere. Prendiamo rifugio in Dio dalle
nostre armi e dalla nostra prontezza”. Con queste parole avete attribuito a Dio questo atroce
crimine e avete agito come se addirittura si trattasse di un atto di umiltà verso Dio,
esclamando che è stato Lui a compierlo, non voi. Ma Dio dice: “E quando commettono cose
turpi, essi dicono ‘Così facevano i nostri avi, così ci ha ordinato Dio’. Dì: “Dio non comanda
la turpitudine, dite forse nei confronti di Dio cose che non sapete? ” (Al-A’raf, 7:28).
20. Distruzione delle tombe e dei luoghi di sepoltura dei Profeti e dei Compagni
19
Avete fatto saltare in aria e distrutto le tombe dei Profeti e dei Compagni. I sapienti hanno
opinioni talvolta diverse in merito alle tombe. Tuttavia, non è consentito far saltare in aria le
tombe dei Profeti e dei Compagni e dissotterrare i loro resti, così come non è consentito
bruciare vigneti con il pretesto che da essi viene prodotto il vino. Dio dice: “Quelli che infine
prevalsero dissero: ‘Costruiamo su di loro un luogo per l’adorazione’” (Al-Kahf, 18:21), e
anche: “Prendete la stazione di Ibrahim come un luogo per compiere la preghiera” (AlBaqarah, 2:125). Il Profeta ha detto: “Vi avevo precedentemente proibito di visitare le
tombe. A Muhammad è stato però dato il permesso di visitare la tomba di sua madre,
perciò visitatele poiché esse sono un richiamo alla morte e all’Altra vita”.50 Visitare le
tombe ricorda alle genti la morte e l’Altra vita. Dio dice nel Corano: “Rivaleggiare (riguardo
a questioni mondane) vi distrae, fino a che poi vi recate a visitare le tombe” (Al-Takathur,
102:1-2).
Il vostro precedente leader, Abu Omar Al-Baghdadi ha detto: “Secondo la nostra opinione, è
obbligatorio distruggere tutte le manifestazioni di shirk (idolatria) e proibire tutti i mezzi che
vi conducono, a causa del racconto che Muslim fa nel suo Sahih: secondo l’autorità di Abu AlHiyaj Al-Asadi, ‘Ali ibn Abi Tlaib ha detto: “Non devo forse dirvi ciò che il Profeta mi ha inviato
a fare, cioè di non lasciare una statua senza distruggerla o una tomba senza appianarla?’”. Ciò
nonostante, anche se ciò che egli ha detto sia vero, non si applica alle tombe dei Profeti o dei
Compagni, poiché i Compagni erano d’accordo sulla sepoltura del Profeta, e i suoi due
Compagni Abu Bakr e Omar erano concordi nel costruirvi un edificio che fosse contiguo alla
Moschea del Profeta.
21. Ribellarsi contro i capi
E’ inammissibile ribellarsi contro un leader che non sia colpevole di dichiarata ed esplicita
miscredenza (al-kufr al-bawwah), per esempio nel caso in cui egli ammettesse la miscredenza
apertamente e i musulmani fossero tutti d’accordo nel riconoscerlo come non musulmano, o
per il divieto da egli imposto sull’esecuzione delle preghiere. L’evidenza di ciò si trova nelle
parole di Dio: “O voi che credete, obbedite a Dio e obbedite all’Inviato e a coloro che sono
stati costituiti autorità su di voi…” (Al-Nisa’, 4:59). Il Profeta disse anche: “Prestate ascolto e
obbedite, anche se un Abissino la cui testa è delle dimensioni di un acino d’uva sia colui che ha
autorità su di voi”.51 Il Profeta ha anche detto: “I migliori tra i vostri governanti sono coloro che
voi amate e che vi amano, che invocano le benedizioni di Dio su di voi e voi invocate le Sue
benedizioni su di loro; e i peggiori tra i vostri governanti sono coloro che voi odiante e che vi
odiano, che vi maledicono e che voi maledite. Venne allora chiesto (da coloro che erano
presenti): ‘Non dovremmo spodestarli con la spada?’ Rispose: ‘No, fintanto che essi rendono
per voi praticabile la preghiera. Se doveste poi trovare in loro qualcosa di detestabile, dovreste
avere in odio la loro amministrazione ma non dovete sottrarre voi stessi dal prestare loro
obbedienza’”.52 Per quanto riguarda un governante che sia reprobo e corrotto, deve essere
rimosso da coloro che sono qualificati per eleggere o stabilire un califfo per conto della
Ummah (nazione) (ahl al-hall wal-‘aqd), se questo è possibile, e senza provocare sedizione,
divisione (fitnah), ribellione armata o scorrimento di sangue. E anche così non si tratterebbe
affatto di ribellione. E’ proibito ribellarsi contro un capo, anche se egli non dovesse far vigere
la Shari’ah o anche una sua parte, perché Dio ha detto: “… Chiunque non giudichi in accordo
con quanto Dio ha rivelato, costoro sono i miscredenti” (Al-Ma’idah, 5:44); e poco oltre: “…

50 Narrato da Muslim nel suo Sahih, n. 977, da Al-Tirmidhi, n. 1054, e da altri ancora.
51 Narrato da Al-Bukhari nel Kitab al-Adhan, n. 693.
52 Narrato da Muslim nel Kitab al-Imarah, n. 1855.
20
Chiunque non giudichi in accordo con quanto Dio ha rivelato, costoro sono i malvagi” (AlMa’idah, 5:45); e infine: “… Chiunque non giudichi in accordo con quanto Dio ha rivelato,
costoro sono gli iniqui” (Al-Ma’idah, 5:47). Ci sono dunque tre livelli tra coloro che non
applicano la Shari’ah: miscredenza (kufr), iniquità (fusuq), malvagità (dhulm). Chiunque
impedisce che la Shari’ah venga applicata in toto in un paese musulmano, costui è un
miscredente, ma colui che ne rende applicabile solo una parte o soltanto i suoi obiettivi più
elevati è soltanto un malvagio o un iniquo. In alcuni paesi, l’applicazione della Shari’ah è
impedita da ragioni sovrane dalle quali dipende la sicurezza nazionale, e questa situazione è
consentita. Riassumendo, Ibn Abbas53 dice che chiunque non applichi la Shari’ah è un
malvagio e un iniquo, ma non un miscredente, e dunque ribellarvisi contro è proibito. Ibn
Abbas ha affermato che amministrare con qualcosa d’altro che non siano i comandamenti di
Dio è “una mezza miscredenza”. Ha anche affermato: “Non è la miscredenza che essi
intendono, non è il tipo di miscredenza che distoglie dalla religione.”
22. Il Califfato
Esiste un accordo (ittifaq) tra i sapienti che un califfato sia un obbligo per la Ummah. La
Ummah tuttavia manca di un califfato da 1924. Ciononostante, un nuovo califfato
richiederebbe il consenso tra i musulmani e non soltanto tra pochi che si trovano in un piccolo
angolo della Terra. Omar ibn al-Khattab ha detto: “Chiunque giuri fedeltà a qualcuno senza
consultarsi con i musulmani è pazzo, e né lui né colui al quale ha giurato fedeltà devono essere
seguiti, poiché egli ha messo a repentaglio entrambe le loro vite”.
54 Annunciare un califfato
senza consenso è sedizione e divisione (fitnah) poiché esclude dal califfato la maggior parte
dei musulmani che non lo approvano. Ciò provocherà inoltre l’emergere di molti califfati
rivali, seminando così sedizione e discordia (fitnah) tra i musulmani. L’inizio di tale discordia
si è levato allorché gli Imam sunniti di Mosul non vi hanno giurato fedeltà e voi li avete per
buona misura uccisi.
Avete citato nel vostro discorso il Compagno Abu Bakr Al-Siddiq: “Mi è stata data autorità su
di voi, ma non sono il migliore di voi”. Sorge allora la domanda: chi vi ha concesso autorità
sulla Ummah? E’ stato il vostro gruppo? Se è così, ebbene un gruppo che non supera qualche
migliaio di aderenti si è auto conferito l’autorità su oltre un miliardo e mezzo di musulmani.
Questo comportamento si basa su un circolo vizioso che afferma: “Solo noi siamo musulmani,
e noi decidiamo chi debba essere il califfo, ne abbiamo scelto uno perciò chiunque non accetti
il nostro califfo non è un musulmano.” In tal caso, un califfo è nient’altro che il leader di un
qualche gruppo che dichiara non musulmani il 99 % dei musulmani. D’altro canto, se voi
riconoscete il miliardo e mezzo di musulmani che considerano se stessi musulmani, come
potete non consultarli (shura) riguardo al vostro cosiddetto califfato? Dunque, delle due l’una:
o voi concordate che essi siano musulmani e che non vi hanno riconosciuto loro califfo, e in
questo caso voi non siete califfo, oppure voi non li accettate come musulmani, nel cui caso i
musulmani non hanno alcun bisogno di un califfo, perché dunque adoperare la parola
“califfo”? In verità, il califfo deve emergere dal consenso di tutti i paesi musulmani, le
organizzazioni di sapienti musulmani e tutti i musulmani in ogni parte del mondo.
23. Affiliazioni nazionali

53 Narrato da Al-Hakim nel Al-Mustadrak ‘ala as-Sahihayn (vol. 2, p. 342).
54 Narrato da Al-Bukhari nel Kitab al-Hudud, n. 6830.
21
Avete detto in uno dei vostri discorsi: “La Siria non è per i siriani e l’Iraq non è per gli
iracheni”.
55 Nello stesso discorso, avete invitato tutti i musulmani del mondo a emigrare e
venire a stabilirsi nelle terre sotto il controllo dello “Stato Islamico” in Iraq e in Oriente. Così
facendo, voi prendete i diritti e le risorse di questi paesi e li distribuite a genti che in queste
terre che sono straniere, anche se appartengono alla stessa religione. Ciò è precisamente ciò
che Israele ha fatto quando ha invitato gli Ebrei residenti all’estero a emigrare in Palestina,
scalzare i Palestinesi e usurpare i loro ancestrali diritti e le loro terre. Dov’è la giustizia in
tutto questo?
Semplicemente, il patriottismo e l’amore della propria patria non contraddicono gli
insegnamenti dell’Islam. Al contrario l’amore che si porta verso la propria patria scaturisce
dalla fede, essendo entrambi istinti naturali e parte della Sunnah. Il Profeta ha detto
riferendosi a Mecca: “Che bella terra sei, e come sei da me amata. Se non fosse stato per la mia
gente che mi ha forzato a partire, non avrei voluto vivere in nessun altro luogo”.
56 Il
patriottismo e l’amore per la patria trovano numerose conferme nel Corano e nella Sunnah.
Dio dice nel Corano: “Se avessimo loro ordinato ‘Uccidetevi!’, oppure ‘Abbandonate le
vostre case!’, non l’avrebbero fatto, eccetto pochi di loro…” (Al-Nisa’, 4:66). Fakhr Al-Din AlRazi commenta sottolineando che “lasciare la propria terra è equivalente a uccidere se
stessi”.
57 E sulla base dell’autorità di Anas ibn Malik, il Profeta “di ritorno da un viaggio
vedendo le mura di Medina avrebbe voluto avrebbe accelerare il passo della sua cammella, e
se avuto un monte come cavalcatura, l’avrebbe di certo smosso per amore (di Medina)”.58 Ibn
Hajar ha detto: “Questo hadith è una prova della virtù di Medina, e della validità legale
dell’amore per la patria e della nostalgia nei suoi confronti”.59
24. Emigrazione
Avete invitato i musulmani da tutto il mondo a emigrare verso terre sotto il controllo dello
“Stato Islamico” Iraq e in Oriente.60 Abu Muslim Al-Canadi, un soldato dello “Stato Islamico”,
ha detto: “Venite (in Siria) e unitevi a noi prima che le porte si chiudano”.61 Sia però
sufficiente ripetere le parole del Profeta Muhammad che disse: “Non c’è emigrazione dopo la
conquista di Mecca, ma soltanto il jihad e l’intenzione di restarvi. E quando verrete chiamati alla
guerra, marciate in avanti”.62
CONCLUSIONE
Concludendo, Dio ha descritto Se stesso come “il più Misericordioso dei misericordiosi”. Ha
creato l’uomo dalla Sua stessa misericordia. Dio dice nel Corano: “Il Misericordioso ha
insegnato il Corano, e ha creato l’uomo” (Al-Rahman, 55:1-3). E Dio ha creato l’uomo per la
Sua misericordia: “Se il tuo Signore avesse voluto avrebbe fatto dell’umanità una sola
comunità, ma essi continuano a distinguersi, con l’eccezione di coloro ai quali il tuo
Signore ha misericordia; ed è per questo che Egli li ha creati…” (Hud, 11:118-119). Dal

55 BBC News online, 1 Luglio 2014.
56 Narrato da Al-Tirmidhi nel Kitab al-Manaqid, n. 3926, e nel Sahih Ibn Hibban (vol. 9, p. 23).
57 Mafatih Al-Ghayb, Al-Razi (Vol. 15, p. 515) nell’esegesi di Al-Anfal, 8:75.
58 Narrato da Al-Bukhari nel Kitab al-Hajj, n. 1886.
59 Fath Al-Bari, Ibn Hajar (Vol. 3, p. 621).
60 BBC News online, 1 Luglio 2014.
61 Apparso nel video di reclutamento riprodotto dal Hayat Media Center, Agosto 2014.
62 Narrato da Al-Bukhari nel Kitab al-Jihad, n. 2783.
22
punto di vista linguistico, la parola “che” rinvia al sostantivo più vicino, che è “misericordia” e
non “diverso”. Questa è l’opinione di Ibn Abbas, che ha affermato: “Egli li ha creati per la
misericordia”.63
Il modo più semplice per raggiungere questa misericordia è adorare Dio. Egli dice: “Non ho
creato i jinn e gli uomini, se non perché possano compiere l’adorazione” (Al-Dhariyat,
51:56). Adorare Dio non è un favore che si fa a Dio , bensì un sostegno che viene da parte Sua:
“Non desidero da loro alcun sostentamento, né chiedo che mi nutrano. In verità Dio è il
Sostentatore, il Detentore della forza, l’Irremovibile” (Al-Dhariyat, 51:57-58). Inoltre, Dio
ha rivelato il Corano come una misericordia da parte Sua: “E abbiamo rivelato nel Corano ciò
che è una cura e una misericordia…” (Al-Isra’, 17:82). L’Islam è misericordia e i suoi
caratteri sono misericordiosi. Il Profeta, che è stato inviato come una misericordia per tutti i
mondi, ha riassunto come un musulmano debba relazionarsi con gli altri dicendo: “A colui che
non mostra misericordia, non verrà mostrata misericordia”,
64 e: “Abbi misericordia e riceverai
misericordia”.65 Tuttavia, come si può vedere da tutto ciò che abbiamo riportato, avete male
interpretato l’Islam come una religione di asprezza, brutalità, tortura e omicidio. Come
abbiamo chiarito, si tratta di un immenso errore e di una grande offesa verso l’Islam, verso i
musulmani e verso il mondo intero.
Riconsiderare tutte le vostre azioni; cessate di compierle; pentitevi per esse; smettete di
recare danno ad altri e ritornate alla religione della misericordia. Dio dice nel Corano: “Di’
[che Dio dichiara]: ‘O Miei servi che siete avete disperso contro voi stessi, non disperate
della misericordia di Dio. In verità Dio perdona tutti i peccati. In verità Egli è il
Perdonatore, il Misericordioso’” (Al-Zumar, 39:53).
E Dio è più sapiente.
24 Dhu al-Qa’dah 1435 h
19 Settembre 2014

63 Cfr. Mafatih Al-Ghayb, Al-Razi (Vol. 18, p. 412).
64 Narrato da Al-Bukhari nel Kitab al-Adab, n. 5997, e da Muslim nel Kitab al-Fada’il, n. 2318.
65 Narrato da Ahmad nel suo Musnad (Vol. 2, p. 160).

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